La performance di Alessandro Siani a Sanremo ha scatenato una bufera mediatica di critiche, tra chi l’ha definito banale, scontato e chi lo ritiene maleducato. Ma a parte chi ha parlato, addirittura, di “una bulimia del comico in cerca di applausi a partire dal suo primo passo in platea”, Siani è stato attaccato soprattutto dai napoletani.
Paragonabile un po’ a quello che succede a proposito del cantante partenopeo Gigi d’Alessio, criticato per la maggior parte dai suoi concittadini, ma amato in altre parti del mondo. Allora come mai un comico che riesce a calcare il palco dell’Ariston, a sbancare i botteghini ad ogni suo film, a scatenare risate in sala, poi viene osteggiato proprio da chi dovrebbe difenderlo?
Il caso Gigi d’Alessio è alquanto complesso, poiché, si tratta di un cantante che ha sempre riempito le piazze con i suoi concerti, non ultimo quello del Capodanno 2015 in piazza del Plebiscito ed è un trascinatore del grande pubblico, ricordiamo i suoi speciali in quattro puntate su Rai Uno andati in onda qualche anno fa, per non parlare dell’estero, dove milioni sono i fan che lo seguono, basti pensare al concerto dell’Olympia di Parigi del 2012, che registrando il tutto esaurito fu letteralmente preso d’assalto sia da italiani che da francesi. Così a Torino, a Milano e a Palermo. All’estero, probabilmente, sarà il fattore nostalgia che lega gli italiani lontani dal loro Paese o semplicemente un’ammirazione verso un artista, che nel bene o nel male, canta Napoli. Al contrario è “odiato” dalla maggior parte dei napoletani, i quali non si sentono in nessun modo rappresentati dalla sua musica.
Una cosa simile sta accadendo per Siani, che i suoi conterranei definiscono ormai prevedibile nelle sue battute e negli argomenti trattati. Eppure i conti non tornano. E’ stato il primo comico, per questa 65esima edizione, ad andare a Sanremo e a far scoppiare tutta la platea in una grassa risata ad ogni sua battuta, cosa che ad esempio non è avvenuta per il comico triestino Angelo Pintus, ospite della seconda serata, che ha gelato il pubblico guadagnandosi un accenno di applauso solo alla fine.
Il piacere o no al pubblico è un fatto soggettivo, come il senso delle battute nel caso di Siani o delle canzoni in quello di d’Alessio, ma perché due artisti partenopei che hanno avuto e hanno successo aldilà dei confini di Napoli, vengono criticati proprio dai napoletani?
Sembrerebbe quasi un rinnegare quel che di buono potrebbe esserci, un “darsi la zappa sui piedi”, cosa che in qualsiasi altra parte non succederebbe. Un po’ come disse Nino Taranto interpretando il celebre monologo di Raffaele Viviani, “Campanilismo”, nel quale rimproverava i napoletani perché minimizzano le cose fatte da un loro cittadino, mentre in altre parti d’Italia si fa il contrario: “Nu Milanese fa na cosa? embè, tutta Milano: – Evviva ‘o Milanese! È rrobba lloro e l’hann’ ‘a sustenè, e ‘o stesso ‘o Turinese e ‘o Genovese. Qualunque cosa fa, siente: – ” E ched’è?. ‘O ssaccio fà pur’io. Senza pretese. E chesto simme nuie. Dopo di che, nun se fa niente ‘e buono a stu paese?”.
E voi come la pensate? Quale potrebbe essere la motivazione?