Sarri a Chi: “Non volevo dire finocchio, ma ce lo vedi un toscanaccio come me…”
Feb 02, 2016 - Rosaria Bozza
La vicenda Sarri-Mancini ha fatto tanto rumore. Si sono letti titoli e articoli di ogni genere, sono state fatte tante accuse e i tifosi di tutta Italia si sono divisi tra chi appoggiava l’allenatore nerazzurro e chi invece sosteneva quello partenopeo. Alla fine, grazie anche all’intervento de “Le Iene”, i due hanno messo da parte i dissapori e si sono scambiati oggetti che per entrambi avevano un significato speciale.
In seguito a questa vicenda, il Calcio Napoli ha deciso di far giocare ai suoi ragazzi una partitella di allenamento con il San Vito Positano, il cui presidente è Alessandro Cecchi Paone, notoriamente omosessuale. Maurizio Sarri è stato intervistato dallo stesso per “Chi” e, tra le altre cose, è ritornato sulla questione che lo ha visto protagonista dopo la partita di Coppa Italia.
Queste le dichiarazioni evidenziate da AreaNapoli.it:”Non ci sono gay nel calcio? Bischerate. Nel calcio ci sono e ci saranno sempre, spero che questa vicenda li aiuti a venire allo scoperto. E’ un processo già accaduto in altri settori che influenzano la pubblica opinione, adesso è la volta del mondo del pallone. La compattezza del gruppo non viene mai messa a rischio dalle abitudini private degli atleti. I problemi possono venire semmai da rivalità tecniche o inimicizie. Mancini? Volevo dirgli fighetto, colpirlo sul fatto che scende in campo elegante come per un ricevimento. Fighetto volevo dirgli, mica quella roba sul sesso. Ma ce lo vede un toscanaccio come me, che in una lite coi nervi a fior di pelle dice all’altro solo che è un “precisino”? Ho sbagliato, lo ammetto. Penso al mio migliore amico gay, un antiquario fiorentino morto troppo presto che mi manca molto. Si indignerebbe a sentirmi accusare di omofobia. Accusa ancora più infondata quella di razzismo. Io e i miei amici finanziamo da dieci anni un’associazione della mia suorina del Valdarno che si occupa delle donne africane in difficoltà con la sua casa famiglia, qui in Italia e direttamente laggiù tramite le adozioni a distanza”.