22 giugno 1986, Diego Armando Maradona scrive una delle pagine più belle della storia del calcio con quello che divenne ‘La Mano De Dios’. In una sola partita, il 10 argentino realizza i goal più importanti della sua carriera e regala al mondo del calcio tutto il suo talento e la sua genialità. La “Mano de Dios” e il “goal del secolo”, sono passati più di trent’anni ma ancora oggi si sentono racconti e aneddoti su i goal del Pibe che hanno cambiato la storia di questo sport. Si giocava Argentina-Inghilterra, quarti di finale dei mondiali di calcio. Per Diego però quella non era solo una partita di calcio, i rapporti tra le due nazioni infatti, erano ancora tesi dopo la guerra delle Falkland del 1982. Maradona allora decise che gli inglesi andavano puniti, e vendicò la sua gente con un semplice pallone di calcio.
Maradona nel 2017 alla Fifa raccontò dell’importanza di introdurre la tecnologia:
“Ma non c’è solo il mio gol nel 1986. Non dimentichiamo che l’Inghilterra ha vinto la Coppa del Mondo del ’66 con un gol oltre la linea. Poi è successo a loro nel 2010, quando un gol di Lampard contro la Germania non venne convalidato. Ci sono stati un sacco di episodi per cui la storia della Coppa del Mondo sarebbe stata diversa con l’uso della tecnologia. È tempo di cambiare tutto questo”.
Proprio per ricordare quel giorno, la Gazzetta dello Sport ha intervistato Ali Bin Nasser, l’arbitro di quella partita. Il direttore di gara ha assisto da una posizione privilegiata le prodezze di Maradona ma per molti anni ha dovuto sopportare di essere colui che aveva convalidato un goal, seppur leggendario, realizzato con una mano e di conseguenza da annullare. “Ricordo tutto di quella giornata, ma non fu colpa mia. Noi arbitri dovevamo fidarci degli assistenti se non avevamo visto bene l’azione. Io avevo dei dubbi ma mi sono fidato e adeguato alla decisione del del guardalinee”.
Nel corso dell’intervista Ali Bin Nasser ha raccontato dell’incontro avvenuto con Maradona, che ha ringraziato l’ex direttore di gara per non aver fischiato: “L’anno scorso ci siamo incontrati a Tunisi, mi ha chiamato eterno amico. Mi ha ringraziato, ma non per il primo, bensì per il secondo goal. Se avessi fischiato subito avrei fermato la sua avanzata, è stato merito mio. Ho perdonato Diego per quel gesto? Si, è stato un privilegio essere lì, fare parte di quel momento. La storia non si cancella.”