Ieri Lorenzo Insigne ha disputato, nei pochi minuti concessi dal c.t. Antonio Conte, una bella partita, colpendo anche un palo. Gli attestati di stima verso Lorenzo non sono certamente mancati, e molti si sono chiesti perché Conte non lo abbia fatto giocare prima. Quello che però ha fatto storcere in naso è stato il commento riservato al partenopeo da parte de La Gazzetta dello sport: “I puffi non abitano a Gomorra. Per questo l’unico azzurro di Lorenzo Insigne è il cielo che bagna Napoli. E così, in tempi di <<fiction>> di successo, di male apparentemente irredimibile, l’attaccante diviene all’improvviso il contraltare immaginario della famiglia Savastano, la storia da raccontare perché può prevedere il lieto fine“.
Perché una serie tv è diventata un metro di paragone? Perché questo commento cosi inopportuno? Sono queste le domande che ci poniamo. Allora perché non paragonare le prestazione di Totti a Mafia Capitale? Insigne è stato definito puffo, e se per puffo si intende la statura del calciatore, non sarebbe la prima volta che La Gazzetta dello Sport fa commenti sulla statura dei calciatori. Non una bella cosa, insomma. I calciatori dovrebbero essere giudicati, in quanto tali, per quello che fanno sul campo da calcio, non per la provenienza o altro. Ci auguriamo che il nostro “puffo” sia ancora protagonista con l’Italia, senza questi inutili paragoni.