Maradona al Napoli: quando Ferlaino “fregò” la Lega Calcio e chiese un sacrificio a Diego
Lug 05, 2016 - Michele Di Matteo
Alle pendici del Vesuvio di Diego Armando Maradona conoscono vita, morte e miracoli. Eppure c’è forse un aneddoto che lo riguarda ignoto a molti, almeno nella sua interezza. Si tratta dell’incredibile telenovela che portò il pibe de oro ad indossare la maglia azzurra del Calcio Napoli, un inenarrabile viaggio verso il Paradiso calcistico di un intero popolo durato ben 52 giorni e altrettanti notti, spesso insonni. Una trattativa negli anni divenuta leggenda per il genio e la sregolatezza dei suoi protagonisti: il presidente Corrado Ferlaino in primis.
Mentre la Juventus si “accontenta” di avere Platini e la Sampdoria fa già fatica a trattenere Mancini e Vialli, il Napoli comincia a sognare il colpo del secolo. E’ l’11 maggio 1984 e i bianconeri appena cinque giorni prima hanno vinto lo scudetto, mentre Pierpaolo Marino – allora dg dell’Avellino – ha un aereo proprio per Barcellona: vuole annullare un’amichevole tra gli irpini e i catalani, perché proprio Maradona aveva fatto sapere che non ci sarebbe stato. Si sarebbe dovuto giocare al San Paolo, ma quella sera nessuno avrebbe mai immaginato che Diego ci avrebbe messo piedi comunque quasi due mesi dopo.
A convincere il futuro numero dieci napoletano ed il suo procuratore Cyterszpiler ci pensa Antonio Juliano, ex capitano del Napoli e suo nuovo direttore sportivo: un miliardo e 300 milioni annui per sei stagioni, più bonus vari bastano all’estroso argentino, che ha una gran voglia di andare via da un ambiente ormai ostile nei suoi confronti. Dopo la rissa furibonda scatenata nella finale di Coppa del Re (davanti al sovrano Juan Carlos in persona) tra Barcellona e Athletico Bilbao appena poche settimane prima e le prime voci soffocate sull’uso di stupefacenti, in Catalogna non lo vogliono più nemmeno i tifosi.
Quelli del Napoli, invece, già non stanno nella pelle: ad alimentare i loro sogni una spifferata di Ferlaino al consigliere Carlo De Gaudio, durante la festa per gli 80 anni della FIFA. Difficile, però, tramutarli in realtà, perché durante il primo incontro tra la dirigenza napoletana e il presidente blaugrana Nunez, avvenuto il 25 maggio, vengono richiesti ben 11 miliardi di dollari per cedere il fuoriclasse argentino. Ci vorrebbe un miracolo, visto che la società azzurra ha un buco di 8 miliardi e 600 milioni. Il santo stavolta si chiama Vincenzo Scotti, sindaco del capoluogo campano, che aiuta Ferlaino a trovare il modo per azzerare il pesante deficit che grava sulle casse del club.
Il Napoli, così, ha 30 giorni esatti per comprare Maradona. Il mercato, infatti, chiude il 30 giugno alle ore 20:00. Un’eternità che sembra passare troppo in fretta sotto al Vesuvio: le lotte intestine che dilaniano il club catalano – con Nunez che detesta Diego e il braccio destro Gaspart che punta invece sulla sua riconferma per scalzarlo – creano ostacoli quasi insormontabili alla cosiddetta “operazione San Gennaro”. E quando il Napoli accetta di pagare i 12 miliardi ripattuiti (5 subito e altri 7 da versare in due tranche con scadenza luglio 1985 e luglio 1986) i catalani alzano nuovamente la posta: 1 miliardo d’anticipo per firmare il precontratto, anche questo concesso.
Sembra tutto fatto, dunque, ma il 29 giugno il Barcellona fa di nuovo i capricci e chiede un altro miliardo e mezzo, altrimenti addio Maradona. Ferlaino è su tutte le furie e minaccia di denunciare gli spagnoli, forte del precontratto. Nunez e Gaspart non fanno una piega, così il presidente partenopeo e lo stesso calciatore si inventano le prime magie dell’epoca d’oro del Napoli: Maradona in persona si reca nell’albergo catalano in cui alloggia il suo quasi presidente e accetta di limare di qualche milione la percentuale del 15% che gli spetterebbe rispetto all’intera somma del trasferimento. Ferlaino, invece, il mattino dopo – l’ultimo giorno di mercato – scappa negli uffici della Lega Calcio per depositare un plico contenente il contratto del pibe, solo che nessuno può immaginare che in realtà sia ancora vuoto.
Poi di nuovo a Barcellona, dove Maradona minaccia il club: “Perché mi ostacolano? Nemmeno i tifosi vogliono che io rimanga. Ma se rimarrò, sarò sempre ammalato e non potrò mai giocare bene”. Mentre Juliano comincia già a far circolare il nome di Hugo Sanchez dell’Atletico Madrid quale sostituto del fenomeno argentino in caso di sua cessione al Napoli. Quella che avviene alle 17:00 passate per la cifra definitiva di 13 miliardi e mezzo. Quando la notizia giunge ai tg italiani della sera, Napoli esplode di gioia, ignara dell’ultimo ostacolo che potrebbe far sfumare l’acquisto.
C’è ancora da depositare il vero contratto in Lega Calcio, a Milano. Corrado Ferlaino, però, ci arriva solo a mezzanotte, ben quattro ore dopo la chiusura del calciomercato. Ma c’è ancora una guardia giurata: “Ho sbagliato una procedura, mi faccia passare”. Negli anni si è fantasticato soprattutto sulla sua provenienza geografica. La leggenda vuole che fosse napoletana, e che avesse successivamente indicato a Ferlaino un impiegato napoletano delle Poste in grado di inoltrare a tempo di record la raccomandata alla Lega contenente il contratto. In realtà Ferlaino – come riportato da UltimoUomo.com – fece tutto da solo: prima sostituì il primo plico con quello buono e poi corse via, nella notte milanese. E pensare che Maradona, in quelle stesse concitatissime ore, ai dirigenti napoletani che sono in aereo con lui, chiede semplicemente: “Me li fate mangiare gli spaghetti?”.