Besiktas-Napoli, tifosi azzurri imbufaliti con la polizia turca: “Ecco come ci hanno trattato”
Nov 05, 2016 - Michele Di Matteo
Paese che vai polizia che trovi verrebbe da dire parafrasando un famoso detto popolare. Già, perché in Turchia, per la precisione ad Istanbul, martedì scorso gli agenti locali – almeno stando ai racconti dei tifosi azzurri presenti nella Capitale turca e poi all’interno dello stadio del Besiktas – non sembrano aver onorato la divisa che indossavano, avendo mostrato un comportamento quantomeno sopra le righe rispetto ai compiti loro spettanti. Avrebbero dovuto proteggere i tifosi del Calcio Napoli da violenze e furti, invece, ne sarebbero stati i principali artefici.
Sono diversi i resoconti riportati da alcuni napoletani volati in terra turca martedì scorso sui fatti avvenuti in occasione della gara di Champions League tra Beskitas e Napoli, valevole per la quarta giornata del girone. Tutti, però, hanno un punto in comune: l’atteggiamento esageratamente ostile e a tratti illegale mostrato dagli agenti del luogo nei confronti del tifo partenopeo. A partire dal fatto che nessun componente della Digos italiana ha avuto il permesso di scortare i sostenitori azzurri presso la “Vodafone Arena”.
Le prime avvisaglie, tuttavia, si sono palesate già in metropolitana, dove si è verificata la nota vicenda dell’aggressione gratuita ad un supporter azzurro: “C’erano tanti poliziotti in divisa e in borghese lì, ma quando il nostro amico è stato aggredito – racconta sulle pagine odierne de IlMattino.it un tifoso – nessuno ha fatto nulla per aiutarlo“.
“Sin dall’arrivo in aeroporto – denuncia un altro sostenitore napoletano di Capodimonte – abbiamo intuito l’ostilità dei poliziotti. Gli episodi si sono succeduti anche nel centro di Istanbul e fuori lo stadio, dove alcuni di noi sono stati fermati senza motivo, trattenuti e sottoposti a veri e propri interrogatori, quasi che fossimo terroristi“.
La denuncia più grave, però, riguarda quanto accaduto ai varchi d’ingresso dello stadio: “Siamo stati sottoposti a rigidissimi controlli, prima e dopo il varco d’ingresso, e costretti a svuotare le tasche lasciando in una cassetta trasparente oggetti personali, monete e finanche sigarette e accendini. A tutti sono state poi sfilate le cinture dei pantaloni. ‘Ve le ridaremo all’uscita’ ci è stato detto. Una volta sugli spalti ci siamo ritrovati quegli stessi poliziotti che fumavano le nostre sigarette e ci guardavano con aria di sfida“. Inutile dire che poi all’uscita non hanno ritrovato nemmeno i soldi e le cinture.