“Ho visto Napoletani rinnegare Napoli e persone di altre cittá difenderla a spada tratta. I primi sono nati a Napoli, ai secondi Napoli é nata dentro“: è il caso di Cristiano Lucarelli, Pater Familias.
Nato a Livorno il 4 ottobre del 1975. In carriera ha vestito le maglie di ben 12 squadre diverse confermandosi un attaccante dalle grandi doti balistiche. Ciò che però colpisce maggiormente di lui è quel grande sentimento di fedeltà verso la squadra della sua città: cosa che lo ha sempre contraddistinto nel corso di tutta la carriera…
Ci sono giocatori che con i soldi guadagnati si comprano lo yacht, una Ferrari, una villa al mare. Ecco io con questi soldi mi ci sono comprato la maglia del Livorno.
Ivi giocò per 5 stagioni mettendo a segno più di 100 gol e contribuendo alla promozione in Serie A della formazione Toscana. Poi il trasferimento in Ucraina, allo Shakthar: un’avventura per lui comunque fruttuosa…
L’Ucraina è stato un po’ come lo spartiacque della mia carriera da giocatore: fare quella scelta lì mi ha successivamente indotto a farne altre e a conoscere nuovi posti tipo Parma, ma soprattutto Napoli che per me è stata una sorpresa.
Richiesto dall’allora allenatore partenopeo, Walter Mazzarri, che lo aveva già allenato ai tempi del Livorno, il 21 agosto del 2010 fu prelevato dalla società emiliana (detentrice del cartellino) sulla base di un prestito con diritto di riscatto. Esordì in maglia azzurra alla prima di capionato in un Fiorentina-Napoli (1-1) subentrando ad uno stremato Ezequiel Lavezzi. Poi l’infortunio rimediato il 16 settembre nella gara di Europa League contro l’Utrecht che lo tenne lontano dai rettangoli verdi per più di 4 mesi:
Ovunque ho giocato, non vedevo l’ora di arrivare alla domenica sera per prendere la macchina e tornarmene a Livorno. A Napoli in 2 anni non ho mai sentito questa necessità: mi sentivo a casa. Non a caso, di Livorno si dice sia la Napoli del Nord.
La prima e unica gioia in maglia partenopea arrivò all’ultima giornata nel match dell’Olimpico con la Juve: un colpo di testa a fil di palo che si insacca alle spalle di Buffon per il momentaneo vantaggio napoletano. E poi quell’urlo che sa di liberazione…
Ogni tanto mi domando: ma se avessi fatto 240 gol nel Napoli cosa sarei oggi? Il mio grande rammarico è essere arrivato in un momento in cui ero quasi “arrivato” come calciatore. Umanamente parlando, è stata la più bella esperienza della mia vita.
Giocò un’ultima stagione all’ombra del Vesuvio prima di dire addio al calcio giocato, a 36 anni, forte di un bottino di 224 reti in 557 partite per intraprendere la carriera di allenatore. Attualmente infatti è alla guida del Messina, squadra militante in Lega Pro. Ma i ricordi dei trascorsi partenopei riaffiorano sempre in lui:
Io per il Napoli non ho fatto assolutamente nulla. Nonostante tutto però ho ricevuto un affetto incredibile che i napoletani mi riconoscono tutt’ora. Loro sono ovunque: sono sicuro che se un giorno la squadra dovesse giocare sulla Luna, i suoi tifosi saranno sempre lì a sostenerla.
Grazie di tutto, Crisitano.