Calcio Napoli

Hasse Jeppson: il soprannome di ‘O banco ‘e Napule e quell’altra sua grande passione

“Quando vidi Napoli rimasi incantato. Aveva quell’odore di mare che mi riportava all’infanzia, quando stavo sugli scogli della mia Kungsbacka” Firmato: Hans Olof Jeppson.

Detto Hasse Guldfot (Hasse piede d’oro), è stato uno degli attaccanti più forti approdati nel nostro campionato. Nacque a Kungsbacka, in Svezia, il 10 maggio del 1925. Iniziò la sua carriera da giocatore tra le file della squadra della sua città, il Kungsbacka IF. Successivamente, passò prima all’Orgryte IS e poi Djurgardens IF con cui vinse la classifica marcatori del massimo campionato svedese segnando 17 gol nella stagione ’50-’51. Di lì arrivò anche la convocazione in nazionale dove fu chiamato a sostituire quella leggenda di nome Gunnar Nordhal.

In seguito alle ottime prestazioni fornite nel corso dei mondiali del 1950 (grazie alle quali la Svezia ottenne un incredibile terzo posto), Jeppson venne ingaggiato dal Charlton, squadra inglese all’epoca militante in First Division. Con i suoi gol contribuì ad una salvezza tanto sofferta quanto insperata. Dopo la parentesi britannica, si trasferisce all’Atalanta. Debuttò il 28 ottobre del 1951 in una gara casalinga contro il Como (1-0) nel corso della quale firmò anche il suo primo gol in campionato. A fine stagione i bergamaschi arriveranno al dodicesimo posto in classifica e lui quarto nella classifica dei cannonieri: frutto dei 22 gol siglati in 27 partite. Numeri importanti.

Nell’estate del 1952, fu ingaggiato dal Calcio Napoli per l’allora ingente cifra di centocinque milioni di lire: per questo motivo, gli fu attribuito il soprannome di ‘O Banco ‘e Napule. A tal proposito è nota l’esclamazione «Gesù, è caruto ‘o Banco e’ Napule» di un tifoso partenopeo allorché, all’esordio in maglia azzurra, Jeppson ruzzolò per terra in seguito all’intervento di un avversario. All’ombra del Vesuvio, lo svedese giocò 4 stagioni  (dal 1952 al 1956) mettendo a segno 52 reti in 112 gare. La sua alternanza di rendimento, portò alla creazione delle famose esortazioni «Mannaggia Jeppson!» e «Uanema ‘e Jeppson!». Si trattò di uno dei primi grandi idoli della tifoseria napoletana che gli ha sempre voluto un gran bene.

Successivamente passò al Torino dove, a 32 anni, chiuse la sua carriera da calciatore per iniziarne una altrettanto bella e stimolante: quella di tennista, attraverso cui giunse a disputare addirittura partite di Coppa Davis. Fu poi proprio al Tennis Club di Napoli che conobbe quella che di lì a poco sarebbe diventata sua moglie: Emma Di Martino. Lasciata l’attività sportiva restò nella penisola dedicandosi ad attività manageriali. Il 27 aprile del 2008, in occasione di una sua visita al San Paolo, gli fu regalata la maglia della squadra con il suo nome ed il numero 9 da lui portato quand’era in attività. Morì a Roma, il 21 febbraio del 2013 per delle complicazioni in seguito ad un intervento al femore.