Dei fatturati se n’è discusso a iosa negli ultimi anni, da quando il cannibalismo juventino ha esteso il suo dominio sulla Serie A per sei lunghissimi anni. Stagioni terribili per le contendenti incapaci di arginare l’impero esteso da Andrea Agnelli.
A Napoli sono stati Sarri e il suo predecessore Benitez a soffermarsi sull’argomento. Il presidente della Juventus ha recentemente risposto ai tanti addetti ai lavori che hanno tirato in ballo le ragioni economiche per giustificare le mancate vittorie sportive. A suo dire una bandiera sventolata al vento dai perdenti. Un alibi da estrarre dal cilindro ad ogni sconfitta.
Il dibattito resta aperto ma i fatti smentiscono Agnelli e spostano la ragione dalla parte avversa. In Italia e in Europa il calcio sta ricalcando le trasformazioni della società globale, comandata dall’alta finanza che detiene il capitale, strappato dalle mani dei singoli imprenditori. I nuovi ricchi avanzano. Sbarcano dagli Usa, Russia, Emirati Arabi e dalla Cina. I padroni del nuovo mondo che si sta componendo hanno deciso di estendere gli investimenti nell’universo del pallone aprendo una valigia gonfia di quattrini, costringendo alla resa incondizionata gente come Moratti e Berlusconi, annientati dalla forza economica estera.
E i ricchi non piangono affatto ma vincono alla faccia di quanto afferma Agnelli. E non solo perché sono bravi. Le squadre che nelle ultime stagioni hanno alzato trofei e trionfato nei rispettivi campionati sono gestite da holding e grandi magnati della finanza.
La Exor controlla i 2/3 della Juventus, fa capo agli Agnelli e ha traslocato in Olanda per garantirsi una tassazione più agevole rispetto a quella imposta in Italia. Trattasi di una società d’investimenti, una holding dove confluiscono fiumi di denaro.
In Francia il Monaco del ricco russo Dmitrij Rybolovlev strappa lo scettro al PSG dello sceicco Nasser Al-Khelaifi ma non dite ad Agnelli che i petroldollari fanno felicità e vittorie. In Inghilterra eccezion fatta per il trionfo del Leicester di un anno fa, i ricchi comandano e come. Manchester City con a capo lo sceicco Khaldoon Al Mubarak, i neo campioni del Chelsea con il noto Roman Abramovic, magnate russo e politico di lungo corso. La lista è lunga, segno evidente che i fatturati incidono e si presentano come principio cardine per intascare titoli sportivi.
De Laurentiis rappresenta in Italia l’ultimo baluardo vincente che si contrappone all’invadenza spudorata del capitale estero, gestendo con saggezza l’attività finanziaria e affidando la giuda tecnica a professionisti capaci di portare avanti un lavoro ottenendo risultati straordinari.
Resta da capire se e come riuscirà ad aumentare il fatturato evitando di rimanere schiacciato dalla morsa violenta che inesorabilmente si stringerà intorno alla Serie A. Il rischio di ridursi in un proletario del calcio è dietro l’angolo.