Facciamo un passo indietro. Tutto è cominciato il lontano 3 Giugno, durante la finale di Champions League che ha visto scontrarsi, al National Stadium of Wales di Cardiff, Juventus e Real Madrid. La partita è terminata 4 a 1 per le meringhe di Zidane che alzano la coppa dalle grandi orecchie. E fin qui tutto bene.
Si apre il “caso Juventus e dell’antisportività altrui”, nel momento in cui ci sono stati tifosi di diversa fede calcistica, che hanno esternato come meglio hanno potuto e voluto, il loro entusiasmo per la vittoria della squadra spagnola. Le critiche e le accuse però, hanno colpito in particolar modo i napoletani, che senza mai contraddire il loro innato spirito ad esagerare e a fare festa in grande, non si sono limitati a stati sui social ma hanno messo in atto veri e propri festeggiamenti con bottiglie stappate e fuochi d’artificio. Ma ognuno ha la libertà di esternare la propria gioia o felicità come meglio crede, nel rispetto delle regole di civiltà.
Questo atteggiamento estroso ed estroverso ha toccato la sensibilità dei giocatori juventini e dei propri sostenitori, fuori e dentro all’ambiente calcistico. Infatti anche il giornalista Bargiggia, che non è stato il solo, ma probabilmente quello che più degli altri ha ottenuto attenzione da tutti, ha rivolto delle pesanti accuse ai napoletani, poi ritrattate in un secondo momento, che sconfinavano dalla sfera calcistica per andare a sfociare nel razzismo vero e proprio. Ma il colmo si è raggiunto con il portiere sconfitto bianconero, Gigi Buffon, che con un subdolo ma certamente fulgido riferimento ai napoletani ha criticato i loro festeggiamenti aggiungendo che “questo è un modo singolare di vivere le disgrazie altrui. Ciò mi fa capire quanto miserabile possa essere l’uomo. Perchè in questo caso è proprio miseria umana e sono veramente felice di non fare parte di quella schiera. Perchè poi quando li vedo e li incontro mi sento troppo più forte di loro, questa è la verità.”
Un atteggiamento maturo e professionale, sarebbe stato quello di sorvolare su questo argomento, che dopo tanti giorni resta ancora un discorso centrale. Rincarare la dose di insulti ai napoletani è stato alquanto miserabile e poco sportivo. Perchè il calcio è anche e soprattutto questo, rivalità, sfottò e passione che spesso può degenerare, ma fa parte di questo gioco meraviglioso. La simpatia e la goliardia non sono mai vergognose, se rispettano certi limiti.
La vera vergogna è il razzismo che oggi fa ancora da padrone nei campi di Serie A, sono gli inneggiamenti al Vesuvio e gli auguri di morte che certi tifosi, soprattutto quelli bianconeri, rivolgono a giocatori e ai supporters delle squadre. Questo è di gran lunga più miserabile e cattivo che ci possa esistere nel calcio.
Perchè i fuochi d’artificio, una volta sparati, lasciano il cielo pulito, invece certi insulti, quando sparati da certe bocche, lasciano ferite profonde nell’animo di chi ne è vittima. Questo è un valido motivo per vergognarsi e sentirsi miserabile.