L’operazione Zapata risulta la quarta plusvalenza più importante messa a segno dal Napoli da quando è presidente Aurelio De Laurentiis. In economia il termine descrive un aumento di valore di un bene entro un determinato periodo di tempo ed ha rilevanza sotto il profilo fiscale: per tali beni (Zapata, ndr) vige una tassazione superiore rispetto a quella ordinaria. Di conseguenza conviene investire come ha ben fatto il Napoli con Inglese, soprattutto se la plusvalenza si verifica in regime di bilancio attivo. Un modo per sottrarsi alla tagliola delle tasse.
Giuntoli è riuscito anche ad ottenere il massimo dalle cessioni di Strinic per 2 milioni e 1,5 milioni dal meno noto Eddy Gnahorè, arrivato a Napoli nell’estate del 2016 per 150 mila euro dalla Carrarese. Operazioni minori ma rilevanti soto l’aspetto finanziario.
Il capolavoro Zapata non è l’unico messo a segno negli ultimi anni dalla società azzurra. Sono 5 le plusvalenze che hanno consentito al Napoli di poter investire un maggior quantitativo di denaro. La più importante è quella della scorsa stagione. La cessione record a 90 milioni di Higuain, pagato dal Napoli 40, ha portato ben 50 milioni di utile. E’ in assoluto l’operazione più redditizia della storia del club. Non meno trascurabile è stata la cessione di Cavani avvenuta nel 2013. Acquistato dal Palermo per 17,5 milioni, fu rivenduto al PSG per la cifra di 64,5 milioni di euro. In questo caso l’introito sfiora i 50 milioni.
Un anno prima ancora una plusvalenza. Toccò all’argentino Lavezzi salutare Napoli. Pagato 5,6 milioni di euro fu ceduto al PSG per 29 milioni di euro. Tra questi ultimi e Zapata si inserisce anche la cessione di Manolo Gabbiadini acquistato dal Napoli per 13 milioni di euro. Ceduto in Inghilterra per ben 17 milioni di euro.