ADL e lo stadio nuovo: provocazione o realtà?


Puntuali come un orologio svizzero, a cavallo del weekend passato, sono arrivate diverse dichiarazioni di Aurelio De Laurentiis. Il patron del Napoli, infatti, è solito parlare ai media al ritorno dai suoi soggiorni a Los Angeles dove perlopiù si occupa di cinema.

Tornato in Italia per assistere alle trasferte di Roma e Manchester dei prossimi giorni, al cospetto dei giornalisti il presidente è stato il solito fiume in piena, ed ha spaziato su vari argomenti come ad esempio diritti TV, allenatore, lotta scudetto e calciomercato.

Uno dei temi però che più sta a cuore ai napoletani è quello dello stadio. De Laurentiis, da tempo immemore in contrasto con il comune di Napoli per la gestione e riqualificazione del San Paolo, ha prima lasciato intendere di avere un progetto stadio che tirerà fuori al momento opportuno (quando non è dato saperlo) ed in seguito, durante un’intervista rilasciata ai microfoni di Mediaset Premium lunedì, ha aggiunto maggiori dettagli.

Ospite al festival del calcio tenutosi a Firenze, ADL ha dichiarato: “A Napoli ho deciso di fare uno stadio con pochi posti, al coperto come se fosse un teatro. Diciamo con un campo di calcio che poi sparisce e va due metri sotto, poi c’è una piattaforma per poter fare concerti in modo da utilizzarlo spesso. Quando metto 25mila posti, poi al massimo andremo al San Paolo quando ci saranno quelle poche gare da 50mila posti. Che devo fare, sul San Paolo non mi fanno fare nulla, ma allora come bisogna cambiare questa città?”.

Tante volte negli ultimi dieci anni abbiamo ascoltato frasi di questo tipo da parte del patron azzurro ed altrettante volte alle stesse non è stato dato alcun seguito pratico. A questo punto, il dubbio che si tratti di mere provocazioni è più che lecito. DeLa mira a mettere pressione sul Comune di Napoli, che dal suo canto procede per la sua strada, ovvero una lunga e lenta ristrutturazione del San Paolo, con i pochi fondi a disposizione stanziati dal Credito Sportivo.

Il presidente, sa bene, che una riduzione così drastica di posti a sedere scatenerebbe una rivolta popolare senza precedenti. Del resto, nonostante tutte le scomodità del San Paolo, lo scorso anno il catino di Fuorigrotta ha registrato una media spettatori superiore alle trentaseimila unità, mentre nella stagione in corso si viaggia sulla media dei quarantamila.

Pensate di quanto questa media possa ulteriormente salire nel caso si costruisse uno stadio dotato dei più moderni confort ed attorniato da servizi all’altezza della situazione. Uno stadio-teatro, come lo definisce De Laurentiis, al momento non è altro che un’utopia. In Europa del resto, si va in una direzione diametralmente opposta. Diversi club tedeschi, inglesi e spagnoli, stanno ampliando i loro impianti piuttosto che ridurne la capienza. Nonostante la diffusione delle Pay-TV, uno stadio moderno e confortevole è capace di attrarre i tifosi molto più del divano di casa, come dimostrano i sold-out che si registrano nei maggiori campionati europei.

Con la mannaia sul collo della Corte dei Conti, è evidente che il Comune non può svendere o regalare lo stadio San Paolo e l’area che lo circonda alla S.C.C. Napoli, ed allo stesso modo è evidente che il solo De Laurentiis, senza un aiuto esterno, che potrebbe essere rappresentato da uno sponsor, non è in grado da solo di finanziare uno stadio da oltre quarantamila posti senza pesantemente indebitarsi. Il rischio concreto è che l’empasse nella quale ci si trova attualmente durerà ancora per diversi anni e che le due parti non raggiungano mai l’accordo.

Probabilmente DeLa è in attesa della scadenza del mandato da sindaco di Luigi De Magistris, nella speranza che un cambio di interlocutore favorisca la cessione del San Paolo da parte del Comune. Nel frattempo, in attesa dei famigerati nuovi sediolini e dei bagni rimodernati, teniamoci stretti il San Paolo con tutti i suoi ben noti disagi.


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