Il centrocampo azzurro è marchiato anche dal suo nome: Jorginho.
Talentuoso ma acerbo all’inizio, ora il giocatore italo-brasiliano è un bullone solido della metà campo azzurra. Una crescita esponenziale la sua, maturato di gambe e di testa, è a tutti i diritti uno degli intoccabili nel gioco di Sarri.
Ma prima di arrivare a certi livelli, il centrocampista ha dovuto affrontare momenti molti difficili, superati non di certo grazie alla bacchetta magica della fata turchina, ma esclusivamente grazie alla sua spasmodica forza di volontà e passione. E proprio nella sua terra verdeoro si è raccontato ai microfoni di “Esporte Espetacular”, ripercorrendo il suo traumatico e deludente inizio nel calcio italiano, quando giocava nel Verona:
“Vivevo con 20 euro a settimana e il mio procuratore fece delle cose che allora non mi piacquero. Ero triste e volevo abbandonare tutto. Chiamai a casa in lacrime, ma loro mi dissero di non mollare. Quando poi vidi il primo vero stipendio pensai: caspita sono ricco. Così tornai al seminario dove vivevo e regalai 10 euro a tutti, dicendogli di compararsi ciò che volevano”.
Riprende così il suo cammino grazie anche a quella determinazione che gli è stata trasmessa dalla mamma, che da sempre ha creduto in lui e anche se a volte con modi duri e spietati, lo ha sempre indirizzato su questa strada, aiutandolo a crescere:
“Era molto severa, ci teneva tanto. A volte le chiedevo di giocare con la palla, ma lei mi diceva che dovevo solo allenarmi”.
Ed è proprio grazie al suo talento, nutrito fin da piccolo, oggi Jorginho è riuscito ad indossare la maglia della Nazionale Italiana, testimonianza di quanto sia legato a questa terra, costringendolo a rifiutare la selecao brasiliana:
“Ho ricevuto la chiamata dal Brasile, dal direttore Edu Gaspar che mi stava già osservando. Da lì la mia testa andava a mille, mi stendevo sul letto e chiedevo a mia moglie. Che devo fare? Quando poi è arrivata la convocazione dell’Italia, la prima cosa che ho fatto è stata quella di chiamare Edu e spiegare quello che fosse successo, dicendogli che avrei seguito la mia strada“.
E infine, alienando dal confine strettamente calcistico, parla della donna e della discriminazione verso quello che, ingiustamente viene definito il sesso più debole, opinione che Jorge non condivide per niente, ma anzi conclude l’intervista con un dichiarazione omaggio alle donne:
“Dobbiamo imparare molto su questo argomento. Che l’uomo è migliore della donna, che il calcio non è per la donna, per me non esiste. Credo che loro dovrebbero avere molte più opportunità e molto più appoggio. Il mondo ne guadagnerebbe soltanto”.