Dal 2013 ad oggi c’è stata una sola squadra in Italia: la Juventus. L’epopea di Conte prima, e quella di Allegri poi, hanno permesso al club bianconero non solo di ritornare ai vertici del campionato italiano, ma di raggiungere le vette più alte d’Europa, sfiorando per due volte l’agognata coppa dalle grandi orecchie.
Domenica scorsa, però, l’egemonia bianconera si è incrinata. Il gol allo scadere di Koulibaly all’Allianz Stadium potrebbe aver riscritto la storia recente della Serie A. A battagliare contro una corazzata apparentemente indistruttibile ci hanno provato Milan e Roma, ma senza successo. E’ il Napoli la squadra che più di tutte si è avvicinata alla Juventus, ed è la più seria candidata a spezzare l’invincibilità bianconera in Italia.
Lo dicono i risultati sportivi conseguiti in campo, ovviamente. Un solo punto di differenza separa le due squadre in classifica. Un punticino che solo apparentemente ci racconta di un duello tra due squadre giocato ad armi pari. E invece, in quel punto c’è una distanza economica che solo il rettangolo verde ha ridotto, e di tanto anche. Quello che hanno compiuto fin qui i ragazzi allenati da Sarri, al di là di come andrà a finire, sarà da considerarsi comunque un’impresa sportiva epica. Ma non solo.
Il Napoli è riuscito a camuffare quell’enorme gap economico che lo separa dalla Juventus. Camuffare, appunto. Perché questa distanza (quasi siderale) tra i due club c’è, esiste, e non possiamo non tenerne conto ogni qual volta si provano a fare paragoni tra i due club. L’analisi più semplice, quella che potrebbe già dire tutto, o quasi, sulla differente portata economica dei due club riguarda le rose a disposizione di Maurizio Sarri e Massimiliano Allegri.
Sono 181,8 i milioni di differenza che separano i due club. La Juventus può contare su una rosa dal valore economico di 616,30 milioni, mentre il Napoli è molto al di sotto: 434,50 milioni. Distacco considerevole, ulteriormente accentuato se si mettono a paragone i giocatori più “costosi” delle rispettive rose.
Da una parte c’è Paulo Dybala, con un valore di mercato stratosferico: 100 milioni. Dall’altra, Lorenzo Insigne, distanziato di diverse lunghezze dallo juventino: 60 milioni di euro è, infatti, il valore dell’attaccante di Frattamaggiore. Discorso che potremmo poi estendere all’intera Serie A, dove la Juventus stravince ancora una volta, piazzando quattro calciatori nella top 11 più costosa del campionato. Il Napoli si vede solo per Koulibaly, oltre al già citato Insigne.
Insomma, se dovessimo guardare solo al valore economico delle due squadre non dovrebbe esserci partita. E in effetti, almeno per ciò che riguarda il calciomercato, la Juventus ha dimostrato di essere almeno un gradino sopra al Napoli. Nell’ultima sessione estiva, infatti, il club bianconero ha speso la cifra monstre di 153,40 milioni di euro. I partenopei, invece? Solo – si fa per dire – 62,5 milioni. Una cifra considerevole, che però non dice tutto.
Perché, come è stato più volte detto e ripetuto in questi mesi, il Napoli ha pensato prima a trattenere i suoi gioielli, anziché investire risorse economiche in nuovi calciatori. La cifra si spiega, quindi, con i riscatti dei vari Maksimovic, Rog e Mario Rui. Gli unici due nuovi acquisti sono stati Ounas ed Inglese. Il primo non ha mai giocato, il secondo, invece, gioca ancora in prestito al Chievo.
Di contro, la Juventus ha ulteriormente potenziato il valore tecnico ed economico della sua rosa, acquistando calciatori del calibro di Bernardeschi, Matuidi, Szczesny e Douglas Costa. Lo strapotere bianconero nel calciomercato italiano, poi, viene ribadito con forza anche da un altro dato, quello relativo ai compensi degli agenti dei calciatori.
Nelle scorse settimane la FIGC ha pubblicato sul suo portale web interessanti dati circa i compensi che i club di Serie A hanno versato nelle tasche degli agenti dei calciatori trattati durante i mesi di calciomercato. La Juventus domina anche in questa classifica, con 42 milioni di euro versati nelle casse dei procuratori sportivi. Il Napoli ne ha versati poco più di 5 milioni.
Un dato che spiega innanzitutto la poca voglia del club di De Laurentiis di infilarsi in quell’intricata trama gestita dagli agenti dei calciatori di A, dalla quale escono vincitori i club che hanno “conoscenze” e “rapporti privilegiati”. Dall’altra, evidenzia il diverso approccio al calciomercato da parte di Juventus e Napoli.
Se il club bianconero non si fa problemi a spendere 42 milioni di euro solo per i procuratori sportivi, la società partenopea preferisce tirarsi fuori da questo dispendioso meccanismo che sta alla base del calciomercato, vuoi per minore disponibilità economica, vuoi per una questione “morale”. Insomma, anche così potrebbero spiegarsi certe trattative del Napoli andate in fumo, vedasi il recente rifiuto di Verdi o il veto del Sassuolo sulla cessione di Politano.
Per capire ancora meglio la distanza che separa il Napoli dalla Juventus ci viene in aiuto anche il consueto report annuale stilato da Deloitte, che offre una panoramica sullo stato di salute dei club più ricchi d’Europa. In quello di quest’anno notiamo come il Napoli sia calato dalla 11ª alla 19ª posizione, registrando un fatturato di 200,7 milioni, in leggera crescita rispetto a quello dello scorso anno. La Juventus, però, fa quasi un campionato a parte.
Nel 2017 i bianconeri hanno fatturato 405,7 milioni di euro, oltre il doppio degli azzurri. Una crescita costante quella della vecchia Signora, che ha superato quindi i 338,9 milioni del 2016, piazzandosi così al 10° posto nella classifica dei club più ricchi d’Europa. Diversi sono gli aspetti che evidenziano la differente portata economica di Napoli e Juve.
L’elemento forse decisivo che ha permesso ai bianconeri di ritornare nella elite del calcio mondiale è dato dagli introiti provenienti dallo stadio di proprietà. L’Allianz Stadium non solo è tra gli stadi più belli d’Europa – si ricordi, a tal proposito, che l’impianto torinese nel 2014 ospitò la finale di Europa League -, ma ha permesso di rimpinguare le già floride casse bianconere.
Sono 57,8 milioni i ricavi generati dall’ex delle Alpi, contro i 19,4 milioni generati dal San Paolo. Confronto impietoso nei numeri, certo, ma anche nei fatti. Finché il Napoli non deciderà in che modo risolvere la questione stadio, non riuscirà mai ad essere competitiva come la Juventus. Altro aspetto certamente influente riguarda i ricavi commerciali. Una grossa fetta del fatturato bianconero, infatti, proviene proprio da lì: 114,4 milioni di euro.
Ovvero, quasi un quarto del fatturato globale. Certamente la presenza (numerosa) dei tifosi juventini in Italia e in Europa aiuta eccome in tal senso. De Laurentiis però è stato più volte costretto a dover combattere contro il “tarocco”, problema che riguarda non solo il Napoli ma più in generale il calcio italiano e che spiega, in parte, i soli 34,3 milioni generati dall’area commerciale.
Insomma, i numeri in questo caso non mentono. La Juventus in Italia non ha rivali. Ma i numeri, da soli, non spiegano l’attuale classifica di Serie A. Perché prima ancora della disponibilità economica, per raggiungere obiettivi importanti c’è bisogno di programmazione e idee. Qualità che il Napoli di De Laurentiis non difetta certamente.
Ecco perché il lavoro compiuto da Maurizio Sarri (iniziato già con Rafa Benitez) va sempre letto tenendo ben presente cos’è il Napoli adesso, com’era nel 2007, e come diventerà nel prossimo futuro. Riuscire a battere la Juventus, pur con una disponibilità economica nettamente inferiore, rappresenterebbe non solo un impresa sportiva epica – con tutto ciò che ne consegue sul piano sociale – ma, forse, il più grande miracolo economico che la storia del nostro calcio ricordi.