Brucia tantissimo la sconfitta di ieri sera al Marassi. Un tre a zero pesante quello rifilato dalla Sampdoria al Napoli di Carlo Ancelotti, alla prima sconfitta in una partita ufficiale sulla panchina partenopea. Gli azzurri sono stati praticamente inesistenti per tutta la partita, senza dare mai la sensazione di poter cambiare volto alla gara.
Ma cosa ha fermato il Napoli? Abbiamo individuato 4 punti che, secondo la nostra personalissima opinione, hanno determinato questa prima battuta d’arresto:
– L’avvicendamento tra Sarri e Ancelotti. Sia chiaro sin da subito: non stiamo affatto dicendo che Carletto sia un brocco, anzi. Il cambio di allenatore in panchina potrebbe essere paragonato al cambio pilota su una monoposto di Formula 1: la vettura è la stessa, eppure rende in modo completamente diverso, dove diverso non vuol dire meno efficace. Pur partendo da una solida base, mister Ancelotti deve ancora trasmettere le sue idee alla squadra, non ancora padrona dei princìpi di gioco del nuovo tecnico. Le partite contro Lazio e Milan, pur conclusesi con la vittoria, avevano già dato dei segnali in questo senso. Servirà tempo per vedere una macchina (quasi) perfetta, così come di tempo ebbe bisogno Sarri.
– L’impulsività. La sensazione avuta, guardando giocare il Napoli ieri sera, è che fosse troppo impulsivo e di conseguenza caotico. La squadra cercava di tenere un ritmo abbastanza alto, ma senza riuscirci e, al contrario, commettendo errori. Poca mente fredda, poca lucidità, l’arrivare mezzo secondo dopo. Sulle azioni dei primi due gol sembrano chiari gli errori di posizionamento e di valutazione sul da farsi per contrastare gli avversari.
– La sfortuna. Oppure chiamatela come vi pare. Fatto sta che Defrel ha segnato una doppietta a più di un anno da suo ultimo gol su azione in Serie A, mentre Quagliarella ha realizzato un gesto tecnico che verrà ammirato per anni, se non di più. La doppia deviazione nell’azione della seconda rete di Defrel è stata una combinazione che ha spiazzato i difensori prima, Ospina poi. Che non fosse una serata fortunata l’aveva capito, probabilmente, anche Carlo Ancelotti che prima dell’inizio del secondo tempo è scivolato e caduto a terra nei pressi della panchina. Però attenzione: la fortuna aiuta gli audaci e, se il detto latino ha ragione (a noi sembra proprio di sì), non ci resta altro da fare che applaudire la Sampdoria e pensare alla prossima partita.
– Il turnover. Che non è una parolaccia. Verdi, Diawara, Zielinski, Milik (a causa degli infortuni), di cui non stiamo mettendo in discussione le qualità, non erano punti fermi nel Napoli di Sarri. Non lo era neanche Ospina, bensì Reina, e sappiamo bene come lo spagnolo riuscisse a spronare i compagni e dare una scossa alla difesa. Il turnover tuttavia va fatto ed è cosa buona e giusta, perché Callejon nelle sue 5 stagioni di Serie A al Napoli è stato presente in 188 partite su 190: sapete cosa significa saltare solo due partite in cinque campionati, senza contare le coppe? Che a fine stagione scoppi, non hai forza né lucidità, quella lucidità che avrebbe tanto fatto comodo lo scorso anno. Dobbiamo perciò accettare il turnover nel bene e nel male se si vuole far crescere tutta la rosa e non solo quei 13 o 14 giocatori.