Marek Hamsik saluta Napoli e la Serie A. Se ne va via non solo l’uomo simbolo di una squadra e di una città intera, ma anche una delle ultime bandiere rimaste nel calcio moderno. Sono stati 12 anni di passione, un’altalena russa di emozioni. Nel bene e nel male, Hamsik ha abbracciato tutto di questa città, le gioie così come i dolori. Certamente, il suo addio al Napoli avrebbe meritato ben altro scenario: uno San Paolo semi vuoto ha salutato il suo capitano, il giocatore con più presenze e gol in azzurro. Se ne va così Hamsik, all’improvviso, senza far rumore, nell’indifferenza di uno stadio sempre più deserto. Quella stessa indifferenza che lo accolse nel 2007, quando arrivò a Napoli da semi sconosciuto.
A mente fredda, ci si chiede quali siano i motivi dietro questa clamorosa cessione. Si può parlare del contratto da 9 milioni a stagione che Hamsik percepirà al Dalian Yifang, squadra che milita nella Serie A cinese. Un’offerta quasi irrinunciabile per un calciatore che a luglio di quest’anno compirà 32 anni. Ragioni potremmo trovarne nei 20 milioni che il Napoli percepirà dalla cessione di Hamsik. Eppure, dinanzi a questo addio, i freddi numeri del bilancio contano ben poco.
I tifosi del Napoli non riescono a raccapezzarsi. Perché cedere Hamsik a mercato chiuso (quello cinese è ancora aperto), e non aver concretizzato questa operazione la scorsa estate? Solo 8 mesi fa, infatti, lo slovacco sembrava ad un passo dalla Cina. Poi, l’arrivo in panchina di Ancelotti, che lo aveva convinto a restare ancora a Napoli, trasformandolo in un regista. Come disse durante il ritiro di Dimaro, quella chiamata si rivelò decisiva per la sua permanenza. Perché, quindi, non rimandare di altri 6 mesi la cessione, evitando così l’ennesimo scossone a stagione in corso?
Evidentemente, qualcosa è cambiato. Ma cosa? Le cifre dell’operazione non si discostano da quelle che circolavano la scorsa estate. Lasciando perdere per un attimo le questioni economiche, la sensazione è che il Napoli (ormai fuori da tutto già a gennaio, Europa League permettendo) abbia fretta di smantellare la squadra, di vendere al più presto quei giocatori che negli ultimi anni hanno consentito di ottenere risultati invidiabili. La cessione di Hamsik è soltanto l’inizio di un nuovo ciclo. Perché, come abbiamo già ipotizzato giorni fa, anche Koulibaly ed Allan potrebbero salutare Napoli a breve. In attesa di decifrare gli scenari futuri, resta l’insensatezza di questa operazione.
Innanzitutto, il Napoli incassa una cifra dignitosa ma che non sposta gli equilibri, a maggior ragione che il mercato si è concluso da settimane: qual è il senso, quindi, di incassare 20 milioni se poi non puoi nemmeno reinvestirli? Inoltre, così facendo, De Laurentiis ha privato Ancelotti di un’altra pedina a centrocampo. Passi la cessione in prestito di Rog – altro oggetto misterioso che nemmeno il tecnico di Reggiolo è riuscito a valorizzare – ma per quale motivo è valsa la pena privarsi di Hamsik? Ci sono Fabian Ruiz ed Allan, certo. Ma, se la prima alternativa a questi due si chiama Diawara, allora c’è qualcosa che non torna.
Il Napoli ha già alzato bandiera bianca, quindi? Al di là delle ricostruzioni più o meno verosimili che verranno scritte su questa vicenda, rimane l’assoluta insensatezza di questa operazione: sia per motivi economici, sia per motivi di campo. A differenza degli addii di Lavezzi e Cavani, però, la maggioranza dei napoletani sta con Hamsik. Sta dalla parte di chi ha difeso ed onorato la maglia azzurra per quasi 12 anni. Sta dalla parte di chi, legittimamente, ambisce a percepire un contratto faraonico, consapevole che un’occasione del genere non gli ricapiterà mai più.