L’arrivo di Carlo Ancelotti doveva segnare un nuovo inizio per il Napoli. Lo dicono i numeri di questo straordinario allenatore, capace di vincere con qualsiasi club. Le aspettative per questa stagione, quindi, erano molto alte. Dopo il record di punti dello scorso anno ed uno scudetto sfumato tra mille polemiche, i tifosi si attendevano un qualcosa di importante in questa stagione. Lo scudetto, visto lo strapotere juventino, era un obiettivo proibitivo. Ma sognare una Coppa Italia o l’Europa League era più che legittimo. La stagione del Napoli ci racconta, però, di una squadra che via via ha smarrito tutte le sue certezze, quasi come se si fosse accartocciata su sé stessa.
L’immagine che meglio sintetizza ciò che non è stato e che invece poteva essere è quel gol di Di Maria allo scadere, rivelatosi poi decisivo ai fini della Champions League. La stagione del Napoli si è fermata in quell’istante. Fuori da ogni discorso scudetto già a dicembre, con in più la bruciante eliminazione dalla Champions. Si è chiuso così il 2018 del Napoli, tra amarezza, rabbia e delusione. Anche la Coppa Italia è sfumata subito ad inizio 2019, per mano di un Milan tutt’altro che irresistibile.
Cosa resta, quindi, del Napoli di Ancelotti? Poco o nulla. Indubbiamente il tecnico ha avuto il merito di saper valorizzare elementi della rosa che nelle precedenti stagioni erano stati messi in secondo piano. Un turnover massiccio, che almeno nei primi mesi della stagione sembrava essere una mossa vincente. Così come il 4-4-2, evoluzione del 4-3-3 di sarriana memoria. Ma proprio Sarri, in fondo, è stata l’ingombrante ombra con cui Ancelotti ha dovuto fare i conti per tutti questi mesi.
Perché se anche l’attuale tecnico del Chelsea aveva chiuso il suo triennio con zero titoli, era riuscito a convincere stampa e tifosi con il suo gioco. Ed è proprio questo, forse, l’aspetto più preoccupante del Napoli attuale: l’involuzione tecnica. Perché vincere richiede tutta una serie di fattori che non sempre si riescono a soddisfare. Dopo aver ammirato una squadra che giocava praticamente a memoria, però, quest’anno si è assistito ad un enorme cambiamento, in negativo. Il Napoli sembra essersi smarrito, poco convinto dei suoi mezzi e, soprattutto, poco incline al gioco di squadra. Non è un caso, quindi, che molte partite di quest’ultimo periodo siano state decise da prodezze dei singoli.
Alla luce dei risultati ottenuti in campo e del gioco espresso in questa stagione, Ancelotti fa peggio non solo dell’ultimo Sarri, ma anche del primo. Alla sua prima esperienza sulla panchina azzurra, infatti, il tecnico riuscì a lottare ad armi pari con la Juve, con un incredibile girone d’andata chiuso da campione d’inverno. E poi, attraverso il suo gioco riuscì a valorizzare quel Gonzalo Higuain, autore di 38 gol in 38 giornate di campionato. Quello che doveva essere il prosieguo di un progetto tecnico potenzialmente vincente, potrebbe presto trasformarsi in un anno zero. Una rivoluzione tecnica potrebbe essere imminente, tra malumori e giocatori dal rendimento sottotono (vedi Allan). Ancelotti dovrà essere bravo a resettare tutto ed imbastire un progetto tecnico in cui possa avere carta bianca.