Non è solo Matteo Salvini a superare il 30%. In Italia, precisamente nel massimo campionato italiano, il primo partito è quello dei razzisti. I protagonisti sono gli autori dei cori di chiara matrice territoriale che in 38 partite di campionato si sono sfidati a colpi di slogan come “Vesuvio lavali col fuoco”, “Napoli colera” e similari.
Che ci sia un nesso tra il trionfo della Lega con il suo anti meridionalismo, celato per ragion di stato, e il becero malcostume italico di offendere i napoletani è difficile stabilirlo. Un germe di intolleranza, ignoranza e razzismo però esiste, si alimenta estendendosi a macchia d’olio su tutta la Penisola.
Dal “We, terun! Và a dà via i ciap! (Vai a quel paese)” a “Vesuvio lavali col fuoco” basta un attimo. E i dati di quest’anno confermano un incremento consistente delle multe riservate ai supporters razzisti. Nella scorsa stagione furono 8 le tifoserie colpevoli, nel torneo appena concluso sono invece 6 (Milan, Fiorentina, Juventus, Roma, Inter e Udinese). Ma c’è poco da sentirsi confortati, perché gli episodi sono addirittura aumentati tanto che le ammende per cori discriminatori vantano una percentuale altissima: il 33,71% delle sanzioni comminate alle società di Serie A, pari a 161.000 euro su un totale di 477.500 totali. La più razzista è la Juventus multata per cori razzisti di 45.000 euro.
Rispetto ad un anno fa nel complesso le sanzioni calano di 117.500 euro ma restano invariate quelle inflitte per i cori insultanti di chiara matrice territoriale. Così se l’anno scorso le multe per discriminazione raggiungevano una percentuale di poco superiore al 27%, nel 2018/2019 si registra quindi un incremento dell’ 7%. Mica bruscolini.
C’è anche un rovescio della medaglia che colpisce direttamente il Napoli: i tifosi azzurri sono stati i più sanzionati d’Italia. La società di Aurelio De Laurentiis è stata multata complessivamente per 87.500 euro, dietro la Roma con 78.500.