Chissà con cosa avrà pranzato Rafa Benitez prima di decidere la formazione da mandare in campo a Udine. Sarà forse stato sotto effetto di alcool quando ha rischiato, perdendo, di mettere in campo una formazione senza nè capo, nè coda. Partendo dalla difesa, continuiamo ad assistere ad un Britos, limitato tecnicamente, a ricoprire la fascia sinistra, in un ruolo non suo. Maggio dall’altra parte del campo è il vecchio parente di quel calciatore ammirato in epoca mazzarriana.
A centrocampo, il buon Rafa, da sempre stuzzicato dall’idea di affidarsi ad una coppia di centrali tecnici e non muscolari (tanto che Berhami è stato mandato in Germania) opta per uno stravagante duo Gargano-Lopez. Tanta grinta ma piedi di legno. Poi quello che davvero non ti aspetti: un già spento Zuniga ad agire sul versante destro offensivo, Michu, lento, fuori forma, spento, al posto di Hamsik. E poi a sinistra l’impalpabile Insigne che sostituisce un Mertens reduce da una doppietta europea da far stropicciare gli occhi.
E poi lui, l’uomo simbolo di questo Napoli, il leader senza fascia da capitano. Gonzalo Higuain, tristemente lasciato solo a dimenarsi tra le maglie bianconere dell’Udinese. Povero Gonzalo, chissà cosa avrà pensato in quei 90′ di gioco terribili e mortificanti per un Napoli già a pezzi dopo solo 3 giornate di campionato.
E chissà se passata la sbronza post vino, Benitez si è pentito di aver messo in campo undici calciatori senza un filo che li collegasse tra loro. Benitez a parte, che si deve assumere necessariamente le sue responsabilità, le colpe di una squadra indebolita e demotivata, è del vertice di una struttura che barcolla e molla gli ormeggi.
Aurelio De Laurentiis ha deciso di non investire in questo progetto, lasciando un’opera incompiuta e, anzi, di fatto vendendo calciatori migliori per far sbarcare sotto al Vesuvio, professionisti più giovani ma senza talento. Nella testa del patron c’è un solo e unico obbiettivo: il fair play finanziario. Da lì non si smuove. Ma se proprio dobbiamo vedere in campo gente come Michu, De Guzman, Lopez, non poteva prendere quantomeno dei giovani italiani, meglio se napoletani, di belle speranze che almeno ci avrebbero messo quella cattiveria e l’amore giusto per onorare al meglio una maglia che rappresenta una città importante? Siamo un popolo stanco di soffrire e che nel calcio vorrebbe riscattarsi dopo una settimana di continue mortificazioni.
De Laurentiis deve capire che il presidente del Napoli non è solo il vertice di una società, ma rappresenta un ideale, un amore, un orgoglio, una dignità e questa, soprattutto, non è cedibile in alcun modo. Nemmeno in nome di quel fair play finanziario.