Abbiamo visto tutti cosa è accaduto ieri sera con la protesta degli ultras del Napoli: nonostante la partita di cartello, lo stadio Maradona sembrava San Siro. Una situazione surreale che ha sicuramente impattato sulla prestazione in campo dei ragazzi allenati da Luciano Spalletti. Quasi sicuramente il Napoli Calcio avrebbe perso anche se incitato dalle curve, ma forse non in quel modo.
Se all’interno del Maradona sono stati zitti, all’esterno gli ultras hanno invece urlato i motivi del proprio dissenso verso la società. Il un comunicato dei giorni scorsi, in cui annunciavano la protesta, avevano preso posizione non solo contro la politica dei prezzi e della modalità di vendita degli stessi (prima i settori inferiori, da dove non si vede nulla, poi quelli superiori), ma soprattutto contro il divieto imposto insieme da Questura, Prefettura e SSC Napoli di portare bandiere e altri vessilli. Un divieto che spegne uno stadio tipicamente e storicamente colorato e acceso.
Alessandro Cosentino, uno dei principali appartenenti al gruppo Fedayn della Curva B, ha parlato ai microfoni di Canale 21 prima della partita Napoli-Milan.
“Le curve di Napoli sappiamo bene quanto sono belle e quanto sono calde – ha affermato Alessandro Cosentino – soprattutto quanto non abbiano mai mollato nel bene e nel male, ma soprattutto nel male. Perché oggi ci stiamo vivendo la parte bella di questa società, ma non dimentichiamoci che alcuni di noi vengono dai fallimenti, dall’era Ferlaino. Io sono fortunato ad aver vissuto gli altri due scudetti. Era già tutto pronto. Non voglio essere volgare, ma evidentemente chi è a capo di questa società ha deciso di fare il primo attore”
“Credo di poter dire con molto orgoglio che siamo gente che non ha mai chiesto niente – continua – Tutto quello che abbiamo fatto nella nostra vita da ultras lo abbiamo fatto sempre con le nostre forze e soprattutto con il nostro modo di essere, indipendenti e autonomi da quelle che possono essere le società, dai tempi di Ferlaino a oggi, con il passaggio dei vari Corbelli e quello che abbiamo vissuto in questi anni. Forse siamo fieri proprio di questo, della nostra pulizia“.
Parole durissime contro Aurelio De Laurentiis in merito a una eventuale festa scudetto, che il presidente del Napoli ed il sindaco Manfredi vorrebbero a numero chiuso: “Tu sei il presidente di questa squadra, ma non sei certamente il padrone di Napoli. Quella è la nostra piazza e di sicuro, di sicuro, non sarà la tua festa. Allora noi diciamo: facciamo in modo che la squadra possa gioire con l’intera popolazione. Blindiamo i quartieri, facciamoli transennare, ma la squadra dovrà passare. Poi dopo vuole fare la nave in mezzo al mare, vuole fare tutto, è un problema che non ci riguarda assolutamente. Ma noi non possiamo permettere a una persona che è sempre lontana da questa città di poter dire che Piazza del Plebiscito è una piazza che verrà chiusa e verrà data solamente ai tifosi che lui conosce”.
Sulle accuse di droga ripetutamente rivolte agli ultras: “Invito chi ci dice che siamo dei drogati e degli spacciatori. Domani mattina in una clinica facciamo un esame del cuoio capelluto e vediamo chi si è drogato negli ultimi venti anni, se ci siamo drogati noi o se si è drogato qualcuno che forse milita nelle tribune“.