La festa Scudetto nelle piazze e nelle strade di Napoli è stata certamente più apprezzata rispetto a quella privata all’interno dello stadio Maradona. È questa l’impressione avuta verso le ore 23.30, quando in un’inquadratura larga del campo, dove si stavano esibendo gli artisti, è apparso il settore dei Distinti: era visibile pressoché totalmente la scritta Napoli che è possibile leggere quando non ci sono spettatori.
Uno show che ha deluso le aspettative, almeno per la maggior parte di coloro che erano allo stadio. Un format ideato dalla Rai che ha schierato i suoi uomini ed in primis Stefano De Martino nelle vesti di un presentatore il quale, tuttavia, non è mai riuscito a infiammare il Maradona. Non è bastato neanche far partecipare una miriade di artisti, tra l’altro con il discutibile compromesso di mettere a loro disposizione soltanto una manciata di minuti.
Nel frattempo le piazze di Napoli e provincia erano piene, con la folla che palesemente ignorava quanto veniva trasmesso sui maxischermi. I tifosi cantavano e gioivano, diventando il cuore dei festeggiamenti nonostante le decisioni calate dall’alto abbiano negato non solo la passerella del bus scoperto con i campioni d’Italia del Napoli, ma anche un evento a Piazza del Plebiscito, quella che è per propria natura il luogo per eccellenza dove si svolgono gli avvenimenti fondamentali per la vita della città.
Una festa Scudetto organizzata in base alle esigenze del palinsesto Rai, una classica prima serata televisiva che non ha nulla a che vedere con l’incontenibilità e l’esaltazione irrefrenabile del popolo partenopeo. Napoletani che stanno festeggiando in verità da gennaio, dato che il girone di ritorno è stato sostanzialmente una formalità in un campionato dominato dall’inizio alla fine dai ragazzi di Luciano Spalletti. Mesi in cui non è avvenuto un solo incidente, non si è verificato un solo episodio spiacevole, a dispetto di chi (anche tra gli stessi napoletani) si aspettava scene di guerra.
È stato lo Scudetto (anche) della civiltà, ma dal retrogusto amaro per non avere concesso l’abbraccio tra il popolo ed i calciatori, questi ultimi costretti al contrario a restare seduti ed annoiarsi. I giocatori avrebbero preferito immensamente vivere l’esperienza di tutti i loro colleghi in giro per l’Europa e la stessa Italia. Non dimentichiamo che il tour per l’eventuale vittoria dell’Europa League a Roma era stato autorizzato, eppure la tifoseria giallorossa non è certo immacolata rispetto a quella azzurra.