Dopo 33 anni la maglia azzurra torna ad esibire il tricolore. Abbiamo deciso di fare un viaggio di quasi quarant’anni per vedere l’evoluzione dell’oggetto dei desideri di ogni tifoso partenopeo. La passione di ogni bambino per il Calcio Napoli nasce inevitabilmente al primo incrocio di sguardi con la casacca partenopea. Il colore del cielo, del mare, della felicità diventa d’improvviso tangibile a contatto con il tessuto della divisa, simbolo di una vita intera.
L’importanza della maglia della squadra del cuore a volte è sottovalutata, ma ricopre un ruolo fondamentale nel sogno. Ogni appassionato lo vive dal primo minuto della prima partita a cui assiste da tifoso. Da quel momento in poi, la sensazione di averla sempre addosso, quella maglia, non va più via.
Quei colori, quella sensazione di appartenenza che ogni sostenitore mostra fiero assecondando il proprio essere, rimangono cuciti sulla pelle irrimediabilmente. Lo scudetto sul petto, a sinistra o al centro che sia, è una sublimazione che spetta ad una ristretta cerchia di privilegiati.
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L’Italia è una nazione fatta di molti paesi e poche grandi città, e tanti tifosi da nord a sud per provare quella sensazione di immortalità hanno dovuto profanare la propria fede con inserti a strisce verticali. Napoli no, Napoli ed il Napoli hanno resistito. I partenopei hanno vissuto nel mito di quelle annate leggendarie ed hano avuto finalmente il meritato vessillo tri-colorato. Cucito al centro, lì dove si gonfia l’orgoglio. Visibile anche da Torino, tutta la nazione quest’anno si dovrà inchinare alla maestosità sportiva degli azzurri. La stessa Italia che è passata in un anno dal cantare “Pioli is on fire” a “Vesuvio erutta, tutta Napoli è distrutta“.
Una parabola che racconta perfettamente quello che ha combinato il Napoli: ha reso letteralmente pazza una penisola intera rovesciandone le ambizioni e le certezze. Un’Italia che non aveva valutato l’ipotesi, e che si è dovuta subito riassettare sulla modalità razzista-territoriale a lei tanto cara, per provare a spingere nel fango una storia che ha irrimediabilmente cambiato la geografia della cosa più campanilista che ci sia, il pallone.
Un paese che adesso trema al pensiero di dover accettare un nuovo ciclo tutto azzurro, come fu quello comandato dal tango di Diego Armando Maradona: il pibe de oro ha cucito personalmente a suon di immortali magie per ben due volte quella toppa sulle divise partenopee. La prima volta nella stagione 1987/1988: sponsor tecnico ‘Ennerre’, tricolore a sinistra, tri-cerchio a celebrare la coppa Italia vinta a destra, logo ‘Buitoni’ ad altezza pancia. La seconda volta nel 1990/1991, che corrispose anche alla sua ultima stagione all’ombra del Vesuvio: scudetto sempre dove sul cuore, ‘Ennerre’ a destra e brand ‘Mars’ al centro. Due tinte d’azzurro diverse ma ugualmente eterne.