Li trovi sempre lì, nelle retrovie, pronti a sparare il loro tweet al veleno appena qualcosa non è di loro gradimento. Parlano di tutela dell’immagine dei propri assistiti, fregandosene completamente di quella di società e tifosi. Fissano pubblicamente prezzi e dead line, mandano frecciatine continue e strizzano l’occhio agli altri club in fase di trattativa per far alzare il valore dei calciatori che difendono dietro il loro scudo hasta la muerte. Rimangono impuniti perché non sono legati a nessuno se non ai propri gioiellini. Quello che è successo tra Calenda, Osimhen e la Società Sportiva Calcio Napoli è quanto di più basso il sistema calcio abbia potuto offrirci negli ultimi tempi. Un tweet che minaccia azioni legali contro il club in seguito ad un video postato e poi cancellato, pubblicato su una piattaforma dove, a guardare il profilo ufficiale degli azzurri, sostanzialmente si ironizza sulle vicende di campo. Cose da pazzi.
Il pallone è diventato questo, ed è arrivato il momento di abituarci alla cosa perché andrà sempre peggio. Come se non bastasse, dopo le parole al vetriolo pubblicate dall’agente del nigeriano, ci ha pensato lo stesso Victor a rincarare la dose cancellando quasi tutte le foto che lo ritraevano con la maglia del Napoli dal suo profilo Instagram. Una bambinata dopo l’altra, a chiudere una serata già resa amara per la presa di coscienza post Bologna che nello spogliatoio i problemi non sono pochi. Il tutto alla vigilia di una sfida fondamentale che i ragazzi(ni) di Rudi Garcia non possono proprio sbagliare: contro l’Udinese allo stadio Diego Armando Maradona non si potrà far a meno di vincere, per rialzare la testa una volta per tutte. In classifica e dagli smartphone. Basta chiacchiere, basta ciarlate, si pensi solo al campo. Procuratori, il mercato per ora è chiuso, basta rompere il calcio. Almeno per qualche mese.