Rudi Garcia non ha per nulla il controllo del Napoli. La partita di ieri sera contro la Fiorentina i partenopei l’hanno persa sì in campo, ma un campo che rispecchia qual è la situazione all’interno dello spogliatoio, con gli uomini simbolo dello Scudetto che di fatto mostrano platealmente di non gradire (almeno attualmente) la nuova guida tecnica scelta da Aurelio De Laurentiis in una lista di 40 nomi.
Le scelte di Garcia, soprattutto per quanto riguarda i cambi, sono state più che criptiche, addirittura misteriose. Togliere Victor Osimhen ad un quarto d’ora dal termine ed in svantaggio è inspiegabile, anche se poi in campo è entrato il Cholito Simeone che ha dimostrato di essere in grado di svoltare le partite. Magari in un altro Napoli, non in questo. Poi Politano, che si aggiunge alla lista di chi ha mandato a quel paese il proprio allenatore, tanto da costringere il capitano Di Lorenzo a richiamare lo spogliatoio all’ordine ed a lavare i panni sporchi in casa.
Senza parlare della gestione di giocatori come Lobotka, Raspadori o Lindstrom di cui Garcia sembra non sapere cosa farsene. Ad un certo punto il Calcio Napoli era semplicemente una giustapposizione di uomini in campo senza un ordine, un ammasso di carne umana sparpagliata sul rettangolo del Maradona per fare presenza, perché qualcuno doveva pur scendere in campo.
Al giorno d’oggi, 9 ottobre 2023, il Napoli sembra nient’altro che una squadra che anela un suicidio tecnico impensabile al termine della scorsa straordinaria stagione. Quello che appare è la volontà da parte di Rudi Garcia di volere a tutti i costi proporre qualcosa di nuovo e subito, non in maniera graduale; smembrare e cancellare il Napoli di Luciano Spalletti per vedere quello di Garcia. Errore, poiché la squadra di Spalletti doveva essere visto come un punto di partenza su cui cercare di costruire un ciclo di vittorie. Errore inspiegabile, dato che la continuità era stata auspicata dallo stesso presidente De Laurentiis che in estate ha affermato di volere un allenatore che giocasse con il 4-3-3 proprio come il predecessore.
Un Napoli sull’orlo del baratro, ma la fortuna è che siamo soltanto ad ottobre. La stagione si può raddrizzare, ma a costo che si metta ordine in questo caos, in tempo, senza attendere un altro ammutinamento come fu con Carlo Ancelotti. Mai come stavolta la squadra necessita della presenza e della decisione del presidente.