Fa davvero male al cuore leggere da qualche settimana che l’idolo di una generazione intera di napoletani, Ezequiel Ivan Lavezzi in arte il Pocho, stia attraversando un periodo così duro dal punto di vista fisico e psicologico.
Da quando è rimbalzata la notizia di un suo accoltellamento nel corso di una festa, poi smentito drasticamente e trasformato in un infortunio domestico con annessa rottura della clavicola, lentamente ha iniziato ad emergere una verità amara che i tifosi e gli appassionati di quel guascone dal baricentro basso e la velocità disarmante non avrebbero mai voluto conoscere.
La vita dorata che ha condotto negli ultimi tempi il 38enne argentino, in realtà, ha fatto solo da luce accecante che ha nascosto la subdola ombra delle dipendenze da sostanze stupefacenti. Un verme che si infila nell’esistenza delle persone quando meno te lo aspetti, e che rischia di venir fuori all’improvviso scompigliando i capelli dei bigotti e suscitando sincera preoccupazione nei più onesti. Perché la verità è che l’errore più grande che si possa fare è puntare il dito dall’alto di un piedistallo di cui nessuno è padrone.
L’unica cosa che ci sentiamo di augurare a Lavezzi dunque è che possa iniziare un percorso di riabilitazione mentale e dell’anima accompagnato dall’affetto dei suoi cari, come tra l’altro ha fatto l’amico Javier Zanetti: “Dobbiamo aiutarlo, non bisogna lasciarlo solo”. Già, non bisogna lasciare solo il Pocho, adesso più che mai, perché abbiamo bisogno del suo sorriso spensierato e della sua vitalità. Coraggio Ezequiel, i tifosi della la SSC Napoli aspettano il tuo ritorno.