Uno stadio praticamente vuoto per Napoli-Fiorentina, semifinale di Supercoppa Italiana alla sua prima edizione con la nuova formula con quattro squadre partecipanti. Nonostante il prezzo dei biglietti fosse estremamente contenuto – tra gli 11 ed i 24 euro (solo i pass VIP erano più dispendiosi, non superando comunque i 182 euro) – i settori dello stadio Al-Awwal di Riyad hanno visto la presenza di soltanto una manciata di persone, nonostante in campo ci fosse la squadra campione d’Italia.
È questo il sintomo evidente ed incontrastabile di una mera operazione di marketing: da una parte la Lega Serie A che punta a incassare il più possibile, dall’altra il governo saudita che investendo fiumi di denaro vorrebbe ripulire l’immagine della propria Nazione che, ad oggi, non assicura neanche alcuni dei diritti umani più elementari. Il calcio italiano, come quello europeo e mondiale in generale, assetato dal denaro e non volendo ridimensionarsi in chiave più etica e sostenibile, ha deciso di svendersi sacrificando la passione, lo spettacolo e soprattutto la morale. Non dimentichiamo infatti che l’ultimo mondiale si è giocato in Qatar, altro paese dove esiste perfino una schiavitù di fatto dei lavoratori e la tratta degli esseri umani.
Come ogni bolla, anche quella araba è destinata a scoppiare ed il calcio drogato dal denaro si vedrà costretto a cercare altrove iniezioni di liquidità. Nel frattempo i danni al calcio e allo sport saranno irreparabili e provocheranno l’allontanamento e una diffidenza sempre maggiore da parte della gente. Se restano tali i presupposti, il calcio – e non solo – è destinato a morire lentamente di un’agonia inarrestabile.