Acerbi ha infangato 116 anni di storia dell’Internazionale: perché il club si chiama così


Il vergognoso episodio di razzismo verificatosi ieri sera nel corso di Inter-Napoli, che ha visto protagonista il difensore nerazzurro Francesco Acerbi, ha riaperto una piaga sociale mai rimarginata e purtroppo sempre viva nel mondo del calcio. Nonostante i numerosi messaggi di inclusione e integrazione pubblicizzati dalle federazioni nazionali ed internazionali, con tanto di patch “Keep racism out” applicata sulle divise di gioco, la questione si continua a riproporre sistematicamente.

Questa volta, però, non riguarda cori provenienti dagli spalti, ma addirittura i protagonisti in campo. Acerbi, appellando Juan Jesus in maniera così denigratoria, ha umiliato non solo sé stesso (già, sé stesso e non certo il calciatore del Napoli), ma anche il club che in quel momento rappresentava.

Acerbi ha infangato 116 anni di storia dell’Internazionale: perché il club si chiama così

Il Football Club Internazionale Milano nacque il 9 marzo 1908 per iniziativa di un gruppo di soci dissidenti del Milan Football and Cricket Club, contrari al divieto imposto dal club rossonero di arruolare calciatori di nazionalità straniera.

Ebbene sì, dietro quell’Internazionale si cela in maniera non velata da oltre cento anni un messaggio di inclusività e aggregazione dei popoli, che il club ha sempre provato a portare avanti con determinazione e orgoglio, nonostante il proprio pubblico – vedi l’increscioso episodio che vide vittima di insulti razzisti Koulibaly nel 2018 – abbia periodicamente messo a dura prova l’immagine storica della società.

Il razzismo sugli spalti, annosa questio  che si sta provando a debellare con squalifiche dei settori interessati, sospensione delle partite e individuazione lampo dei colpevoli (grazie anche all’evoluzione della tecnologia), dovrebbe però non poter prendere ispirazione dai protagonisti che scendono sul terreno di gioco.

È inammissibile che venga accettata una condotta di questo tipo, e il non parlarne, o il voler minimizzare i fatti, creerebbe un precedente storico di cui non se ne sente francamente il bisogno. Acerbi ha sbagliato, ha fatto una cosa gravissima, ed è giusto che riceva una pena esemplare. E non solo: bisognerebbe farlo andare in giro per le scuole a spiegare alle nuove generazioni che quello che ha fatto è inammissibile, affinché il suo errore non si disperda negli affannosi meandri della società contemporanea, ed il suo messaggio non rimanga impunito diventando inevitabilmente esempio di condotta per i più tendenziosi.


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