Anche l’ex difensore azzurro Fabiano Santacroce ha espresso tutto il suo ribrezzo nei confronti delle espressioni razziste pronunciate da Francesco Acerbi nei confronti di Juan Jesus domenica scorsa.
Queste le sue dichiarazioni sul tema razzismo:
«Ne ho sentiti tanti che usano quella parola lì con spregio. Altri invece la adoperano per offenderti e farti uscire dai gangheri. Se a me è successo? La prima volta giocavo negli allievi nazionali. A un certo punto piansi in campo per gli ululati e gli insulti ricevuti dai genitori. Avevo 15-16 anni. Poi mi feci una corazza. Ma non è non è facile, va oltre, non è un’offesa comune. È un qualcosa che ha radici nella storia, dato che i nostri avi non potevano fare le stesse cose dei bianchi».
«Acerbi-Juan Jesus? Stavo guardando con mia figlia la partita, appena ho visto Juan Jesus con l’arbitro ho capito di cosa si trattasse. Si vedeva che lo stesse richiamando non per un altro tipo di gesto scorretto. Mi è dispiaciuto che una cosa così sia accaduta in un match di questa risonanza, sotto gli occhi di tanti ragazzi. Juan Jesus ha affrontato la situazione con una signorilità pazzesca, è stato molto più che bravo».
«Sulle dichiarazioni post-partita di Juan Jesus, penso sia una cosa molto personale. Se uno non si sente di tirarla fuori, avrà sempre il mio appoggio. Poi comunque ha dato la sua versione dei fatti quando ha sentito le dichiarazioni di Acerbi».
«Da Acerbi mi aspettavo più intelligenza. Sarebbe stato molto meglio per lui non parlare. Sentire quelle spiegazioni è stato più schifoso dell’eventuale gesto in sé. C’è una linea sottile tra il razzismo vero e puro e voler offendere una persona di colore con ignoranza. Per me Acerbi non è razzista, non è uno skinhead. Ma chi non capisce che quel tipo di offesa va a fare proprio male a una persona di colore è sinonimo di molta, molta, molta ignoranza».
«Il più della gente usa le parole per far male. Ma ci sono delle cose che non possono essere capite. Io ne ho viste di cotte e di crude sin da bambino e ho parecchio astio. Certe cose fatte da un ventenne hanno un certo senso di stupidità, ma è peggio se vengono fatte da un padre di famiglia che magari poi le insegna ai figli».
«Non cerco un capro espiatorio. Acerbi non lo reputo un razzista vero, ma se ha proferito quelle parole, è giusto che venga squalificato. Altrimenti mi sembrerebbe un’assurdità indossare la maglia con scritto: “No al razzismo”. Le sue eventuali scuse? Avrebbe dovuto farle subito, come ha fatto in campo a Juan Jesus. Adesso dovrebbe cambiare versione».
«Più volte ho ricevuto insulti razzisti nella mia carriera, tanti avversari cercavano di farmi innervosire così. Perché non dissi nulla? Avrei mostrato una sofferenza che mai avrei voluto fare vedere. Così cercavo di difendermi sul campo. Poi, se mi fossi fermato, magari il mister mi avrebbe tolto».