Con una tesi dal titolo ‘Donne in campo – L’assist della Sociologia’, la napoletana Manuela De Luca ha ottenuto il più alto grado di riconoscimento da parte della commissione dell’ultimo corso per Direttore Sportivo tenutosi a Coverciano.
Il lavoro di Manuela, dirigente del Napoli Femminile, è stato giudicato il migliore di tutti, ed è valso alla giovane partenopea anche una borsa di studio, riservata dalla FIGC a chi avesse redatto il miglior elaborato. La sua tesi si è rivelata la migliore del corso, nel quale figurava, tra gli altri, anche Gianluigi Buffon. Da qualche giorno è possibile scaricarla dal sito ufficiale della Federazione, che ci ha tenuto a renderla pubblica per la qualità con cui l’autrice ha trattato una tematica così centrale nell’attualità calcistica nostrana.
Questo quanto Manuela De Luca ha dichiarato ai microfoni di ANSA dopo il riconoscimento: “Il corso di Coverciano è stato un’esigenza per aumentare le mie competenze in questo momento storico fondamentale per il calcio femminile. Mi sono avvicinata al calcio da ‘grande’, ho giocato a calcio a 5 con il Napoli Afro United, ne ho seguito il progetto al femminile, poi sono arrivata al Napoli Femminile dove oggi sono responsabile organizzativa del settore giovanile. Diventare ds è stata un’esigenza di crescita professionale”.
“Il nostro calcio ha bisogno di scoprire nuove identità. Si potrebbe cominciare dai valori unisex, come il rispetto nei confronti degli arbitri, specie nei settori giovanili, indipendentemente se siano maschi o siano femmine, e la loro relativa tutela. Si potrebbe allenare la cultura del rispetto tra sessi già in tenera età, un’allenatrice alla guida di una squadra di pulcini potrebbe essere l’occasione per scoprire nuovi codici e forme di comunicazione, oltre alla naturalizzazione della presenza femminile, anche in un contesto maschile”.
“Oggi la cultura del sessismo tende a destabilizzare le vittime e non i responsabili. Ultimo esempio è quanto accaduto a Trigoria con il licenziamento della dipendente dopo la diffusione da parte di un giocatore della Primavera di un video intimo. È tutto molto squallido. Stanno proteggendo e tutelando una risorsa a discapito della ragazza. Se non cambiamo mentalità non raggiungeremo mai la parità di genere. Bisogna educare al rispetto, a cominciare dalla famiglie. Bisogna creare un nuovo modello”.
“Sarebbe una bella opportunità lavorare nel calcio maschile un giorno, ma mi piacerebbe che ci fosse più spazio per le donne anche nel femminile. Per creare un ambiente nel quale le donne tutelino le donne mentre ora troppo spesso c’è una spirale di silenzio. Sentirsi parte di un gruppo può aiutare nelle situazioni in cui si è vittime di violenza. Lo sport e lo spogliatoio creano un cerchio di tutela, che aiuta la donna a denunciare”.
“Sogno di vedere una squadra della mia città, con tutte ragazze cresciute nel nostro settore giovanile, portare a casa la vittoria di un campionato. Dando così vita a una nuova identità, con calciatrici simbolo positivo di appartenenza al territorio”.