Calcio Napoli

Affare Osimhen e falso in bilancio, De Laurentiis accusa Giuntoli: “Fu lui a seguire la trattativa”

È stato Aurelio De Laurentiis a chiedere di essere ascoltato dai giudici della Procura di Roma nell’ambito delle indagini in corso sulla compravendita di Victor Osimhen dal Lilla. Un affare da 71 milioni di euro sul quale c’è la lente di ingrandimento della magistratura italiana dopo l’indagine aperta in Francia, su impulso della nuova dirigenza del Lilla. L’ipotesi di reato è quella di falso in bilancio mediante presunte plusvalenze fittizie riguardanti tre calciatori, tesserati del Calcio Napoli, che furono girati ai francesi per un valore di circa 20 milioni di euro.

De Laurentiis mette in mezzo Giuntoli in merito all’affare Osimhen

L’indagine inizialmente aperta a Napoli è stata trasferita a Roma, per competenza territoriale, dato che è in quella città che la SSC Napoli S.p.A. ha approvato il bilancio societario. Al cospetto dei magistrati romani, il patron azzurro ha evidenziato la solida posizione economica del suo club. Non solo: stando a quanto riportato da La Gazzetta dello Sport il presidente avrebbe di fatto addossato i meriti della trattativa a Cristiano Giuntoli, all’epoca direttore sportivo del Napoli, oggi alla Juventus e che non compare nell’elenco degli indagati.

La difesa del patron

La difesa di Aurelio De Laurentiis precisa come per questo genere di fattispecie debba essere dimostrato il dolo, ossia la volontà specifica – in questo caso – di creare delle plusvalenze fittizie per avere dei vantaggi ed alterare così il bilancio. Poiché il presidente ha affermato di non aver condotto di persona la trattativa e che la situazione economica del Napoli era più che tranquilla, non ci sarebbero stati i presupposti di fatto per generare delle false plusvalenze. Alle dichiarazioni rese durante l’interrogatorio verrano aggiunte delle memorie difensive contenenti stralci della sentenza di assoluzione presso il Tribunale federale. Entro la fine di aprile i magistrati dovrebbero decide se archiviare il procedimento oppure rinviare a giudizio gli indagati: Aurelio De Laurentiis, i figli Edoardo e Valentina, la moglie Jacqueline Baudit e Andrea Chiavelli. Cristiano Giuntoli non è tra gli indagati poiché non aveva potere di firma.