Niente. Non ce la fanno proprio a non nominare Napoli e i napoletani. I tifosi dell’Atalanta, intenti a festeggiare la meritata vittoria della UEFA Europa League, a Bergamo hanno intonato i soliti, beceri, cori razzisti contro il popolo partenopeo.
Un episodio che fa il paio con ciò che è avvenuto qualche giorno prima a Bologna, dove i tifosi felsinei, durante le celebrazioni per la qualificazione alla prossima prossima Conference League, hanno inneggiato all’eruzione del Vesuvio. Tutto mentre a Napoli e ai Campi Flegrei la terra tremava e la gente si riversava in strada in preda al panico e le proprie abitazioni venivano danneggiate dal sisma.
Una cultura razzista che non accenna a diradarsi, e che oramai ha affondato le proprie radici negli usi e nei costumi di buona parte del popolo settentrionale. Espressioni censurabili, diventate veri e propri modi di dire quotidiani, utilizzate non solo all’interno degli stadi.
Le istituzioni continuano a tacere: lo stesso Aurelio De Laurentiis, in un suo recente intervento in Senato, aveva sottolineato come il sistema calcio considerasse l’atteggiamento di alcuni tifosi tollerabile e come non si prendessero in considerazioni sanzioni esemplari.