Chissà se lo immaginava così, il suo futuro. Quando a gennaio annunciava di aver già deciso, di aver chiaro quale sarebbe stato il destino dei suoi gol. Osimhen è stato il grande bluff dell’estate. E non solo per i tifosi del Calcio Napoli.
Prima la Premier League, poi il Paris Saint Germain. Doveva sostituire le prodezze di Kylian Mbappe, passato al Real Madrid. Doveva diventare il centravanti del Chelsea di Maresca. Doveva vestire la maglia dell’Arsenal. Doveva, poteva. E intanto si allenava a Dimaro, a Castel di Sangro, a Castel Volturno.
Per un attimo anche Antonio Conte ha creduto essere riuscito ad entrare in empatia con lui. Ma in Victor continuava a montare quel malessere comparso improvvisamente ad agosto del 2023, che non ha più lasciato il suo animo inquieto. Un leone ferito non si sa bene da chi, e perché.
Intanto il suo procuratore Calenda gli prometteva una luna che orbitava chissà attorno a quale pianeta. Ad un certo punto della storia anche in Arabia hanno iniziato a credere di riuscire a convincerlo.
Ma Osimhen voleva altro, voleva essere protagonista in Europa ed in Champions League. Ancora. Tra un viaggio e l’altro per Lagos. Irrequieto, come è sempre stato. In un attimo è arrivato settembre. Il bomber si è dovuto togliere la maschera, e si è accorto d’un tratto di essere diventato proprio quel pacco che mai e poi mai avrebbe creduto di rappresentare.
Il Galatasaray è stata una scelta triste, disperata. Un’ultima spiaggia fatta di una sabbia finissima, certo. Ma bagnata da un’acqua amara, non salata. I salti, i sorrisi, i cori. Tutto falso. Tutto imparato velocemente a memoria dal copione. Ma il malessere è ancora lì, presente. Dominante. Istanbul sarà la sua Napoli per un po’. Il tempo di un litigio, di un’incomprensione.
Il tempo di capire che come l’azzurro, più dell’azzurro, per lui, non ci sarà mai nulla.