Ci ha messo 483 giorni il Calcio Napoli da quel benedetto 4 giugno 2023, ma alla fine ce l’ha fatta a ricordare all’Italia che la squadra più entusiasmante del paese gioca allo stadio Diego Armando Maradona. Il primo posto conquistato ieri sera contro il Monza è stato nient’altro che una diretta conseguenza della disarmante qualità di questi ragazzi.
E bisogna dirlo, aveva ragione lui. Conte, dopo la stentata qualificazione conquistata ai rigori contro il Modena e la sconfitta di Verona, era stato non chiaro, di più. Senza gli acquisti richiesti, sarebbe stato un altro anno da incubo. Perché per costruire le storie vincenti servono gli uomini, quelli che erano venuti meno nella stagione post-sbornia scudetto.
E uomini ha avuto, don Antonio, nel ventennale della presidenza Aureliana. Scott, Romelu, il capitano, Khvicha. Si, anche gli ultimi due sono da considerare nuovi acquisti, perché fino a giugno scorso erano con un piede e mezzo a Capodichino, e forse anche con qualche valigia già imbarcata preventivamente.
E poi Buongiorno, che non subisce dribbling da 1513 minuti in Serie A, la qualità ritrovata di Lobotka, la verve di Frank Anguissa, i guizzi di Politano, la sicurezza di una retroguardia che non subisce gol da oltre 400′ coppa compresa.
No, non chiamatelo miracolo sportivo, perché di miracoloso qui non c’è nulla. C’è lavoro, intensità negli allenamenti, qualità, tanta. Ma soprattutto c’è Tonino da Lecce, uno a cui la gente di Napoli è già riuscita a perdonargli la juventinità. Una cosa non da poco da queste parti. Napoli primo. Un anno e mezzo dopo. E l’Italia si è girata al contrario dopo aver banchettato. Chissà che non gli rimanga indigesto tutto questo azzurro.