I cori razzisti dei tifosi del Milan, contro i Napoletani, sono arrivati puntuali come sempre. Al solito ed odioso canto hanno risposto però i calciatori in campo: gli uomini di Antonio Conte hanno offerto una prestazione di carattere, solidità, compatezza e soprattutto concretezza. Due gol di Romelu Lukaku e Khvicha Kvaratskhelia hanno messo il sigillo su una vittoria che (quasi) tutta Italia voleva che non arrivasse mai.
Dalle curve dei tifosi rossoneri sono sorti, più volte, cori razzisti. Quello che si è udito più distintamente è il ben poco originale – da decenni – che nacque dopo la tragedia delle morti occorse durante il terremoto del 1980: “Napoletani” che puzzano poiché “colerosi e terremotati”. Ma una delle specialità all’ombra del Vesuvio è il babà e questa sera i civilissimi milanisti ne hanno degustati due.
Cori che non vanno declassati al rango di comportamento tenuto da pochi ignoranti. Gli spalti degli stadi sono il riflesso spiccicato della società, dove a venir meno sono soltanto alcuni filtri, grazie alla presenza di un gruppo che fa sentire più forti e protetti. Chi ha cantato, preso singolarmente, in massima parte non rivolgerebbe mai insulti razzisti ai napoletani, ma se lo fa allo stadio vuol dire che dentro di sé possiede il germe della discriminazione.