“E’ passato tanto tempo, non ci lasceremo mai, siamo figli del Vesuvio…” Inizia con queste parole il nuovo coro che le due curve (A – B) stanno intonando negli ultimi mesi sugli spalti del San Paolo. E di tempo ne è passato da quando il Napoli conquistò per la prima volta nella sua storia lo scudetto. Era il 10 maggio 1987, la partita Napoli Fiorentina, terminata 1-1 con gol di Carnevale e di un giovane Roberto Baggio. Di quel trionfo, però, in molti conoscono soltanto le storie tramandate dai genitori o dai nonni, ma forse in pochi sanno come il Napoli arrivò a quel famoso tricolore.
Maradona nei primi due anni azzurri non era riuscito a far fare il salto di qualità al Napoli: la sua classe era pura, cristallina, ma il campionato italiano negli anni ’80 era di un livello altissimo, e per vincerlo occorreva una squadra di campioni guidata dal più forte giocatore al mondo. Maradona tornò dal mondiale in Messico da assoluto vincitore e al suo rientro trovò un Napoli super competitivo: Bruscolotti, Ferraro, Renica, Volpecina, Bagni, Carnevale, Giordando. Insomma, gli azzurri avevano a disposizione una corazzata, ma la partita che fece capire davvero che era l’anno buono per il primo scudetto del Napoli, si giocò il 9 novembre 1986: al comunale di Torino dinanzi a 30.000 napoletani, gli azzurri annientarono la Juventus, anche quell’anno favorita per la vittoria del titolo. Laudrup portò in vantaggio i bianconeri dopo solo 4 minuti, ma nella ripresa gli azzurri con Ferrario, Giordano e Volpecina ribaltarono il risultato e certificarono la candidatura ufficiale del Napoli al tricolore.
La compagine partenopea in quella stagione aveva come direttore sportivo un giovanissimo Pierpaolo Marino: un dettaglio non da poco, perché al Napoli mancava il classico centrocampista metodista per completare al meglio la rosa. All’epoca la sessione invernale di calciomercato veniva effettuata nel mese di novembre e Marino fu abile a sopperire a quella mancanza con l’acquisto di Francesco Romano, un centrocampista che militava fino in serie B con la Triestina. Il centrocampista natio di Saviano, piccolo comune in provincia di Napoli, fu decisivo per gli equilibri della squadra, diventando un titolare inamovibile dello scacchiere di mister Ottavio Bianchi. Ma in realtà il primo scudetto azzurro, nasce nel 1984 all’arrivo di Diego Armando Maradona all’ombra del Vesuvio: lo storico capitano Giuseppe Bruscolotti, lasciò la fascia da capitano al Pide de oro, con la promessa di portare a Napoli il tanto sognato primo scudetto. Per un napoletano come Bruscolotti non fu facile lasciare la fascia di capitano del suo Napoli, ma quella promessa valeva più di qualsiasi fascia.
Quello del 1986/87 era decisamente un altro calcio, un altro campionato: stadi sempre pieni, ogni trasferta era un invasione pacifica di minimo 10.000 tifosi azzurri, il campionato era composto da 16 squadre e ad ogni vittoria si assegnavano due punti. Il primo scudetto del Napoli non fu però una cavalcata senza ostacoli. Il popolo partenopeo temeva, infatti, che con l’arrivo della primavera il sogno tricolore potesse svanire, come già successo nella stagione 1980/1981, quando il Perugia si impose al San Paolo per una rete a zero infrangendo tutti i sogni tricolori. Le partite della “paura” in quella stagione furono due: Inter-Napoli 1-0 del 22 marzo 1987 e Verona-Napoli 3-0 del 12 aprile 1987. Due sconfitte, che potevano far presagire la fine di un sogno, ma in quella annata il Napoli era una squadra troppo forte e convinta dei propri mezzi e ciò che accade in quel 10 maggio 1987 è storia nota.
Anche quest’anno il 10 maggio sarà domenica e si festeggerà la festa della mamma: come 28 anni fa il Napoli scenderà in campo, ma questa volta non c’è nessuno scudetto all’orizzonte. Di quel famoso 10 maggio resterà anche la famosa intervista di Galeazzi ad Ottavio Bianchi: “17,47 10 maggio, Napoli campione d’Italia”. Sarebbe bello ricordare quell’ora esatta, con un esplosione di gioia collettiva dei tifosi azzurri al Tardini di Parma.