Francesco d’Assisi, il santo povero: patrono d’Italia e protettore degli animali
Ott 04, 2015 - Germana Squillace
Nel mondo si celebrano circa una quarantina tra santi o beati avente nome Francesco. Esiste però solo un giorno, il 4 ottobre, in cui si festeggia san Francesco d’Assisi. Nacque nel 1182 in Umbria, in un piccolo centro attualmente in provincia di Perugia, da un ricco mercante spesso in viaggio per comprare stoffe pregiate. Inizialmente la madre lo chiamò Giovanni in onore di san Giovanni Battista, ma il padre, di ritorno dalla Francia, decise di cambiare il nome del bambino in Francesco. Il giovane crebbe seguendo gli usi e costumi dell’aristocrazia locale a cui sperava un giorno di appartenere, fino a quando, nel 1154, non si arruolò fra i lancieri per partecipare alla battaglia di Collestrada tra Assisi e Perugia. Fatto prigioniero insieme con alcuni suoi concittadini, Francesco fu rilasciato l’anno successivo dopo che il padre ebbe pagato un sostanzioso riscatto. Ma questi mesi passati in prigionia cambiarono fortemente il futuro santo, che intanto si era anche ammalato. Volendo dimostrare ulteriormente il suo valore, il giovane, una volta libero e guarito, continuò ad allenarsi nelle arti cavalleresche aspettando solo il momento per poter conquistare la gloria e l’investitura ufficiale tanto agognata.
L’occasione arrivò nel 1204 quando decise di partire per la Puglia insieme con il conte Gentile per partecipare alla Crociata. Intrapreso questo viaggio, Francesco iniziò ad avere delle visioni e in particolare una di queste in cui una voce divina lo invitava a “seguire il Signore invece che il servo”, lo convinse a fare ritorno ad Assisi. Tornato nella città natia iniziò a dedicarsi ai poveri, soprattutto ai lebbrosi fino a quando nel 1206, mentre pregava nella chiesa di San Damiano rivolto a un crocifisso bizantino, una voce gli chiese di restaurare in nome del Signore la chiesa che andava in rovina. Francesco iniziò così a spendere i soldi paterni per riparare proprio l’edificio in cui aveva udito la voce, fino a quando il padre lo denunciò al tribunale del vescovo come dilapidatore dei beni di famiglia. Di risposta, il giovane rinunciò pubblicamente all’eredità paterna vestendo i panni di una nuova vita fondata sul rifiuto dei beni terreni. Da quel momento Francesco iniziò a viaggiare e a portare ai più bisognosi il messaggio di Dio. Con il passare del tempo, lungo il suo cammino, incontrò molti sostenitori e fu con questi nuovi compagni che, nel 1209, si recò a Roma per chiedere a papa Innocenzo III l’autorizzazione a predicare e l’approvazione della Regola del nuovo Ordine dei Frati Minori che arrivò successivamente.
Dopo qualche anno Francesco capì che il suo destino era di annunciare il Vangelo anche ai non credenti, ai musulmani, e decise così di viaggiare andando prima in Spagna, poi in Marocco, in Portogallo, fino ad arrivare in Palestina. Verso la metà del 1220, il frate tornò in Italia e finalmente nel 1223 papa Onorio III approvò con la bolla Solet annuere la Regola dell’Ordine dei Frati Minori. In questo stesso anno il futuro santo ebbe l’idea di inscenare con figure viventi la nascita di Gesù dando così vita alla tradizione del presepe vivente. Negli ultimi anni di vita, caratterizzati dalle stimmate e da varie malattie, Francesco si rifugiò a San Damiano dove scrisse il “Laudes Creaturarum” ossia il “Cantico delle Creature”, il testo poetico più antico della letteratura italiana. Morì dopo poco a 45 anni. Papa Gregorio IX lo canonizzò dopo appena due anni.
Fonti: Gilbert K. Chesterton, “Francesco d’Assisi”, Napoli, Guida, 1990
Alfonso Marini, “Francesco d’Assisi, il mercante del regno”, Roma, Carocci, 2015