La leggenda della Pietrasanta, le janare e il diavolo-maiale che terrorizza il centro di Napoli
Mar 29, 2016 - Germana Squillace
È stata la prima struttura partenopea ad essere dedicata alla Madonna. La chiesa Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta è situata nel centro storico di Napoli lì dove un tempo era stato costruito un tempio dedicato a Diana, dea della Luna e della caccia, protettrice delle donne. Le sue seguaci erano conosciute nel capoluogo campano con il nome di janare, da dianare, cioè sacerdotesse di Diana. Il complesso fu costruito per volere del vescovo Pomponio nel 533 d. C. Una leggenda narra che il religioso decise di far edificare la chiesa dopo che la Vergine gli comparve in sogno per chiedergli la realizzazione di un santuario a Lei dedicato.
La Madonna gli suggerì di farlo costruire nel luogo in cui la presenza del diavolo era più forte poiché cercava di insinuarsi nelle vite dei fedeli, spaventando i residenti con un grugnito infernale e prendendo le sembianze di un animale all’apparenza domestico: un maiale. Per sconfiggere il male, durante i secoli a venire, i vescovi continuarono a sgozzare, affacciati alla finestra della basilica, un’enorme scrofa. La pratica fu poi abbandonata perché ritenuta vergognosa. La Vergine inoltre suggerì al vescovo di costruire la chiesa solo dopo aver trovato una pietra di marmo celata sotto al terreno da un panno di colore celeste. Questa pietra aveva il potere di concedere l’indulgenza a coloro che la baciavano. La tradizione vuole che sotto di essa sia stato sepolto papa Evaristo, celebrato il 27 ottobre dalla Chiesa. Ma a distanza di anni la pietra non è mai stata trovata. Eppure queste parole bastarono a Pomponio per far erigere, nel giro di pochi anni, la basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta.
L’attuale struttura è, però, opera di Cosimo Fanzago che la riedificò seguendo lo stile barocco diffusosi in tutta Italia nel Seicento. Ulteriori modifiche furono apportate nel XIX secolo durante il quale il santuario fu anche utilizzato come caserma dei pompieri. Dopo i danni prodotti dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, il complesso non fu più utilizzato fino al 1975, anno durante il quale iniziarono i lavori di restauro necessari a risanare l’interno complesso. All’interno dell’edificio, spoglio di altari e dipinti, vi sono un pavimento maiolicato di Giuseppe Massa, databile metà Settecento, e statue in stucco raffiguranti san Simone e David di Matteo Bottigliero.
L’unico elemento superstite della basilica voluta da Pomponio è il campanile che sorge in via dei Tribunali e che vanta il primato di essere il più antico d’Italia. La torre campanaria, alta più di trenta metri, è in stile romanico dell’XI secolo. Nel laterizio incorpora alcuni pezzi da museo della città greca come un’anfora a becco d’anatra, con sopra una croce. Negli ultimi anni è stata rinvenuta, nella parte inferiore del campanile, anche la scacchiera del gioco romano ludus latrunculorum, il gioco dei soldati, predecessore del gioco della dama e dell’Otello.
Fonti: Agnese Palumbo, Maurizio Ponticello, “Il giro di Napoli in 501 luoghi”, Roma, Newton Compton, 2014
Stella Casiello, “Verso una storia del restauro: dall’età classica al primo Ottocento”, Firenze, Alinea, 2008
Laure Raffaëlli-Fournel, Cécile Gall, “Napoli e Pompei”, Milano, Touring Club, 2003