San Vincenzo ‘O Munacone, che resuscitava i morti e fermò il colera a Napoli
Apr 05, 2016 - Serena Mascia
San Vincenzo Ferreri detto “‘O Munacone” è stato un presbitero ed un predicatore spagnolo. Nacque a Valencia il 23 gennaio 1350 da una nobile famiglia vicina alla casa reale di Barcellona ed ancora giovanissimo entrò nell’Ordine dei Domenicani; proseguì i suoi studi nella città catalana, Lleida e Tolosa fino a tornare, nel 1385, a Valencia dove insegnò teologia. Conobbe a corte Pero de Luna che, pochi anni dopo, in seguito allo Scisma d’Occidente, fu eletto Papa assumendo il nome di Benedetto XIII e lo volle come suo confessore personale nominandolo penitenziere apostolico. Nonostante il prestigio che ne sarebbe derivato, il santo decise di rifiutare la carica.
Durante la sua carriera clericale si preoccupò soprattutto di ricomporre lo Scisma d’Occidente e di riunire la Chiesa di nuovo sotto la guida di un unico Papa: non riuscendo a convincere Benedetto XIII ad accettare l’autorità del vescovo di Roma, contribuì alla sua deposizione.
Durante l’assedio di Avignone, il frate cadde gravemente malato e, leggenda narra, venne guarito da Gesù e San Domenico che gli avrebbero ordinato di predicare e convertire le folle in attesa dell’imminente giudizio universale.
Da quel momento iniziò un lungo pellegrinaggio in cui si dedicò alla predicazione itinerante tra l’Europa occidentale e la penisola iberica, durante il quale convertì numerosi peccatori, oltre che musulmani ed ebrei, e compì centinaia di resurrezioni: sono stati accertati più di ottanta miracoli al momento del processo di canonizzazione, primato assoluto nella storia della Chiesa. Dotato di una grande capacità oratoria e votato alla penitenza, egli stesso si definiva “l’angelo dell’Apocalisse”.
Morto in Bretagna nel 1419 durante uno dei suoi numerosi viaggi, fu canonizzato nel 1455 da Callisto III nella chiesa domenicana di Santa Maria sopra Minerva a Roma. Il suo culto si è diffuso nei secoli in tutta l’Europa ed oltre, manifestando vette di massima devozione negli Stati che hanno conosciuto un contatto diretto con la cultura spagnola e con l’Ordine dei Domenicani come l’America Latina, nel dettaglio in Venezuela, Brasile, Cile e Colombia mentre in Italia il suo culto è particolarmente sentito nel Sud dello Stivale.
Nella città di Napoli, San Vincenzo Ferreri è compatrono insieme ad altri 51, di cui sette spagnoli, e patrono del Rione Sanità, conosciuto con l’appellativo di “‘O Munacone”. La sua statua è conservata nella Basilica di Santa Maria della Sanità (meglio conosciuta, appunto, come Chiesa di San Vincenzo alla Sanità), sita nel cuore del quartiere, dove atmosfera barocca e tradizione popolare si fondono per creare un perfetto connubio.
Grande affetto e gratitudine legano, ancora al giorno d’oggi, la comunità del quartiere al santo, dovuta alla grazia ricevuta durante l’epidemia di colera del XIX secolo. Secondo le credenze, nel 1836 la statua fu portata in processione in occasione dell’ennesima epidemia da cui venne sconvolta la città e, grazie all’intercessione del Santo, il contagio terminò prodigiosamente. Da questo evento miracoloso, ogni 5 aprile, giorno della sua morte, dopo la funzione presso la chiesa, vi è il rito “trase e jesce” dedicato al santo, in cui la statua del patrono viene portata in spalla dai membri delle associazioni cattoliche locali e, saltellando a ritmo, viene fatta entrare ed uscire per tre volte di seguito dall’entrata della chiesa. Una seconda celebrazione ha luogo durante il primo martedì di luglio, in ricorrenza del periodo in cui secondo la tradizione avvenne il miracolo: i bambini vestiti da fraticelli domenicani e le bambine da contadinelle accompagnano la processione, terminata questa ritualità seguono festeggiamenti canori e pirotecnici.
Oltre la statua della Sanità, numerosi sono i contributi provenienti dall’arte figurativa presenti nella città di Napoli che testimoniano il fascino che il santo ha suscitato non solo nel popolo basso ma anche negli artisti, pittori, scultori ed intellettuali che sono transitati per il centro partenopeo, come evidenziano la presenza del polittico del Colantonio dedicato al santo, conservato tutt’ora presso la Chiesa di San Pietro Martire all’Università, ed il busto d’argento del 1838, opera di Luigi Capozzi su disegno di Camillo Guerra.
San Vincenzo “‘O Munacone” ha suscitato, dunque, grande interesse in ogni strato sociale della popolazione napoletana e non, a partire dal XV secolo sino a giungere ai giorni nostri, dove ancora nelle reminiscenze delle tradizioni religiose è ben radicato il culto di questo santo dal carattere austero, come dimostrano le sue predicazioni e condanne feroci ai peccatori ed ai professanti diverse religioni, ma allo stesso tempo misericordioso e clemente, fautore di molteplici prodigi e miracoli. Perfettamente si intreccia la sua storia a quella della cultura partenopea e si rispecchia nelle mille sfaccettature delle credenze popolari, fatte di luci ed ombre dove folklore profano e rito sacro si mischiano e si confondono.
Fonti:
notizie.comuni-italiani.it
vincenzoferreri.altervista.org
www.catacombedinapoli.it
ilsussidiario.net