L’emeroteca Tucci, l’archivio napoletano che ha più bibliografie periodiche del Vaticano


In tanti anni di storia l’emeroteca Tucci si è dovuta districare tra finanziamenti negati, continui appelli per evitarne la chiusura come quelli dell’ex ministro dei Beni e delle Attività culturali Bondi e del cardinale Sepe, dolorosi tagli al personale, uscendone sempre illesa.

Questo e tanto altro ha dovuto subire l’archivio di “notevole interesse storico”, come è stato proclamato dal Ministero per i Beni Culturali nel lontano giugno del 1999. Il prestigioso riconoscimento del Ministero, però, giunse in notevole ritardo in quanto la data di inizio delle attività della Tucci è ben anteriore a tale dichiarazione e l’emeroteca vanta un frenetico lavorio di oltre un secolo.

Nel 1907 venne concessa dalla Direzione delle Poste un ammezzato di un edificio a via Monteoliveto 75, ora scomparso, al Sindacato Corrispondenti, la prima organizzazione giornalistica napoletana.
Il piccolo piano si trovava giusto di fronte a Palazzo Gravina, al tempo sede delle Poste e dei Telegrafi, da dove i giornalisti inviavano le corrispondenze riguardo gli avvenimenti di cronaca della giornata.

Nel marzo del 1908 la prima assemblea del Sindacato Corrispondenti elesse Nicola Daspuro presidente e Achille Mango segretario. Nel primo nucleo di giornalisti del Sindacato non vi erano solo corrispondenti napoletani ma spiccavano anche un lucano e tre giornalisti pugliesi. Tra i pugliesi c’era lo stesso presidente Daspuro e Vincenzo Tucci, il futuro segretario che darà poi il nome all’emeroteca.

La raccolta di giornali e riviste, essenziali per la natura del mestiere praticato dagli attivisti del giovane Sindacato, iniziò da subito e conobbe una crescita esponenziale grazie alle donazioni di personalità napoletane di spicco come quella di Vincenzo Riccio, appassionato di giornalismo e ministro delle Poste dal 1914.

Emeroteca Tucci- Palazzo Poste

Riccio vantava nella sua collezione testate di tutto rispetto come “Il Lampo”, “Capitan Fracassa”, “Il Popolo Romano” e le donò all’Emeroteca che, nel frattempo, nel giugno del 1913, si era trasferita nella più ampia sede di Palazzo Gravina.

Nel nuovo edificio il sodalizio dei giornalisti poté godere di sei locali spaziosi, uno dei quali era dedicato interamente alla consultazione pubblica e gratuita delle collezioni. Finalmente l’evoluzione ad emeroteca dell’istituzione si era compiuta del tutto. Una delle sale era, invece, adibita alla redazione di articoli.

L’emeroteca si ampliò ulteriormente quando nel 1917 Tucci succedette a Mango alla segreteria, ottenendo dalle Poste ancora altri spazi da occupare (i più fastosi erano sicuramente quelli un tempo abitati dai principi Orsini); scaffali e librerie da riempire con le sempre più numerose collezioni dei quotidiani e sostegni finanziari. L’emeroteca era finita al centro dell’interesse dei maggiori circoli di intellettuali ed artisti partenopei: alcuni affermati pittori e scultori del novecento la omaggiarono con le loro opere per decorarne le pareti.

L’11 ottobre 1917 la buona gestione Tucci fu coronata dall’inaugurazione della Sala Stampa. Il regime fascista piegò il Sindacato Corrispondenti a subire le depredazioni dei suoi archivi e l’insediamento nei suoi spazi da parte del Sindacato Fascista dei Giornalisti che lo ridusse a sua semplice sezione. L’usurpazione più vergognosa subita dall’emeroteca vide la sparizione dei volumi dei quotidiani del 1924, in particolare quelli che riportavano nel loro interno articoli riguardanti il delitto Matteotti, accaduto proprio in quell’anno. Così facendo il regime voleva gettare nell’oblio uno dei periodi più bui della storia italiana, senza riuscirci. Oltre cinquant’anni dopo tutti i volumi di cui si era appropriato il regime fascista vennero ritrovati e riportati tra gli scaffali della Tucci, nel loro luogo di appartenenza.

Dal 1936 il nuovo palazzo delle Poste di piazza Matteotti, progettato dall’architetto bolognese Giuseppe Vaccaro, divenne la sede dove tuttora risiede l’Emeroteca- Biblioteca Tucci. La costruzione dell’edificio, opera ambiziosa caratterizzata dalle reminiscenze rinascimentali che emergono in alcuni elementi architettonici, conobbe una genesi turbolenta per via del vano tentativo di far saltare il progetto da parte degli esponenti dell’architettura napoletana. Questi non riuscivano ad accettare che l’edificio postale più grande del mondo avrebbe portato la firma di un giovane bolognese.

Dal secondo dopoguerra in poi l’emeroteca ha conosciuto un periodo di sviluppo e di rinnovato interesse da parte dei ricercatori provenienti dalle università americane, giapponesi, tedesche e francesi. Numerosi giornalisti italiani diedero nuova linfa ai progetti della Tucci, primo fra tutti lo scomparso Enrico Mascilli Migliorini, che è stato direttore delle sedi Rai di Napoli, Cosenza, Ancona, Firenze e del quotidiano il “Messaggero Veneto”.

La Tucci attualmente può vantare trecentomila volumi in cui sono raccolte novemila e cinquecento collezioni di quotidiani, riviste, annuari, almanacchi e strenne italiani e stranieri. I periodici più antichi posseduti dall’emeroteca risalgono all’incirca al XV secolo: le collezioni della Tucci ricoprono un arco temporale di ben di cinque secoli.
E’ anche biblioteca, contando trentacinquemila libri appartenenti ai settori più disparati. L’ex Sindacato Corrispondenti possiede più di duecento copie uniche tra le sue fila ed altri duemila titoli, invece, non sono presenti nelle altre biblioteche della Campania.

Il Ministero delle Poste, il Ministero della Pubblica Istruzione, la Provincia, la Camera del Commercio ed il Comune sono gli storici finanziatori del “progetto Emeroteca”; ai giorni nostri, oltre ad alcuni dei vecchi contributori, sostengono l’emeroteca anche il Banco di Napoli e, dal 2008, l’Ordine dei Giornalisti della Campania, che organizza spesso seminari ed incontri tra le sue mura.

Ciò nonostante spesso l’emeroteca ha rischiato di dover chiudere o di dover trasferire altrove il suo ricco patrimonio cartaceo, colpevoli i fondi dimezzati o negati del tutto. Nel 2012, in uno dei periodi più austeri per l’antica istituzione, le due bibliotecarie specializzate in archivistica sono state licenziate.

Vengono allestiti continuamente dibattiti e mostre monotematiche, non ultima la recente esposizione “Due secoli di stampa cattolica in Campania”, in cui sono stati mostrati al pubblico copie uniche di importanti riviste ecclesiastiche.

Un’altra mostra sul medesimo argomento del 2015 ha evidenziato come l’emeroteca di Napoli ha addirittura più volumi, in fatto di bibliografia periodica, della principale biblioteca cattolica del mondo: il Vaticano.

Nell’aprile del 2015, in occasione della “Giornata Mondiale del libro” organizzata dall’Unesco, l’emeroteca ha donato trecento testi al comune di Napoli, che sono stati suddivisi tra le biblioteche comunali partenopee. Tra questi alcune riviste storiche, una su tutte “L’Apostolato Popolare”, fondato da Giuseppe Mazzini a Londra nel 1840.

Nel marzo del 2014 il consiglio regionale ha accolto la richiesta di rifinanziare la legge sostegno all’emeroteca da parte dell’ODG e dal 30 aprile 2016 è stata ammessa tra le associazioni culturali italiane alle quali potrà essere destinato il 2 x mille. Un tentativo concreto di sopperire alla mancanza di fondi e di salvare il suo patrimonio bibliografico unico al mondo.

Fonti:
www.emerotecatucci.it


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