Il termine può trarre in inganno chi non lo conosce, ma “nippolo” non ha niente a che vedere con usi e costumi giapponesi (Nippo, dal VII d.C., è il nome ufficiale del Giappone). Sì, perché “nippolo” non ha niente “a mandorla”, ed è anzi l’ennesima espressione napoletana coniata alla perfezione per dare un senso specifico a qualcosa.
Nippolo, infatti, è un termine del dialetto napoletano che indica le palline di lana o cotone che si formano sugli indumenti infeltriti.
A volte, il nippolo, lo si può trovare anche all’interno dell’ombelico venutosi a formare a causa dello strofinamento della peluria circostante con una maglia a pelle o canottiera.
E il fenomeno della lanugine ombelicale ha da sempre destato interesse e curiosità.
Nell’antichità il fenomeno era già stato studiato: per i Sumeri questa “lana” era una vera e propria divinità, per gli Egizi era un buon segno in vista del raccolto.
Nel 2001 Karl Kruszelnicki dell’Università di Sydney in Australia iniziò addirittura un’indagine per risalire al motivo della lanugine ombelicale, scoprendo che essa consiste principalmente di fibre sciolte provenienti dai vestiti indossati, mischiate a cellule della pelle morte e a peluria del corpo.