Con Andrea Camilleri va via una grande voce del Sud: le frasi più belle del Maestro


Andrea Camilleri è morto e con lui se ne va una grande voce della Sicilia e del Sud. Il Maestro viveva ormai da decenni a Roma, eppure non ha mai perso il suo accento agrigentino, che anzi amava marcare e di cui andava più che fiero. Camilleri era un vero intellettuale, sagace, impegnato e senza timore di dire cose scomode: negli ultimi tempi non ci ha pensato due volte prima di rilasciare diverse dichiarazioni in contrasto con Matteo Salvini, personaggio politico all’apice della sua popolarità. Lo stesso Ministro dell’Interno, d’altra parte, ha ricordato lo scrittore siciliano a dimostrazione di come la statura morale possa essere riconosciuta al di là delle convinzioni politiche personali. Di seguito alcune tra le sue frasi e citazioni più significative.

Citazioni di Andrea Camilleri.

“Mentre il rigore morale e l’onestà non sono contagiosi, l’assenza di etica e la corruzione lo sono, e possono moltiplicarsi esponenzialmente con straordinaria velocità”.

“Penso al paradiso: il paesaggio rasenterebbe la sicilianità visiva, che pace! Montalbano me lo immagino disoccupato, circondato da un placido volteggiare di anatre. E una tazzina di caffè fumante”.

“Il fascismo, che in Italia si è manifestato sotto forma di una dittatura, è un virus mutante. Può anche non essere una dittatura, ma essere una mentalità. […] Oggi Molti italiani rimpiangono il fascismo e si sono dimenticati in virtù della loro scarsa memoria che già prima del 1938 c’erano stati il bavaglio alla stampa, la censura sui libri da leggere, l’impossibilità di esprimere un parare personale, l’identificazione totale col capo, l’assassinio Matteotti, la morte di Gramsci, gli esili a Ventotene, gli arresti. L’italiano, e lo dico per i miei fratelli, ha memoria solo per due cose: Sanremo e la formazione di calcio della Juventus del 1930. Per il resto ha una labilità di memoria che fa spavento”.

“Io sono stato povero e ho conosciuto il successo in tarda età. Tutto è arrivato tardi nella mia vita, e questa è una fortuna: mi sento come di aver vinto alla Sisal. Il successo fa venire in prima linea l’imbecillità. Se avessi ottenuto da giovane quel che ho oggi, non so come sarebbe finita. Non conosco il mio livello di imbecillità”.

“Non basta leggere, bisognerebbe anche capire. Ma capire è un lusso che non tutti possono permettersi”.

“Morirò prima di Montalbano nonostante lui morì prima di me. La mia morte segnerà la fine di Montalbano e, nonostante tutto, Montalbano sopravviverà senza di me. Montalbano vivrà nei miei romanzi così come io vivrò nei suoi pensieri. Sicilia, chistu è ‘u mio lascito alla mia bedda terra”.

“Fatevi condizionare il meno possibile da una società che finge di darci il massimo della libertà”.

“Gustare un piatto fatto come Dio comanda è uno dei piaceri solitari più raffinati che l’omo possa godere, da non spartirsi con nessuno, manco con la pirsona alla quale vuoi più bene”.

“Il prossimo sdilluvio universale” pinsò “non sarà fatto d’acqua, ma di tutti i nostri rifiuti accumulati nei secoli. Moriremo assuffucati dalla nostra stissa merda”.

“Alla nascita ti danno il ticket in cui è compreso tutto: la malattia, la giovinezza, la maturità e anche la vecchiaia e la morte. Non puoi rifiutarti di morire perché è compreso nel biglietto. O l’accetti serenamente e te ne fai una ragione o sei un povero coglione!”.

Andrea Camilleri, la Sicilia e la questione meridionale.

“Io penso che nel 2008 l’operazione colonialista, iniziata subito dopo l’Unità d’Italia nei riguardi del Sud, sia arrivata al punto finale: questa colonia del Sud rendendo sempre di meno, sempre di più viene abbandonata a se stessa. E la colonia del Sud è come se non facesse parte dell’Italia, come qualche cosa di aggiunto all’Italia. Però se poi vado a vedere chi costituisce la mente direttiva delle industrie del nord, dell’informazione del nord, mi accorgo che sono dei meridionali. E allora mi sento in dovere di chiedere una quantificazione in denaro delle menti meridionali che promuovono il Nord. Voglio metterlo sul piatto della bilancia. Voglio vedere quanto può valere il cervello di un industriale meridionale che lavora e produce ricchezza al Nord”.

“La spiegazione risale al 1860. Quando una rivoluzione contadina venne chiamata brigantaggio. Per cui uccisero 17 mila briganti che non esistono da nessuna parte del mondo. Ed erano invece contadini in rivolta, o ex militari borbonici. Tutto già da allora ha preso una piega diversa. Quando fu fatta l’Unità d’Italia noi in Sicilia avevamo 8000 telai, producevamo stoffa. Nel giro di due anni non avevamo più un telaio. Funzionavano solo quelli di Biella. E noi importavamo la stoffa. E ancora oggi è così”.


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