Passeggiando per strada, qualche volta sarà capitato a tutti di incontrare quello che oggi in tempi moderni è definito ‘operatore ecologico’, più comunemente conosciuto come spazzino, ma noi amanti degli antichi mestieri napoletani, vogliamo andare alle origini, chi era lo spazzino nella Napoli di un tempo?
Tipico lavoro destinato a persone di basso ceto sociale, lo spazzino a Napoli era ‘o scupatore. Il termine, derivava dal nome della grande scopa che veniva utilizzata per pulire strade e vicoli della città. Nessuna macchina e nessun mezzo comodo, solo scopa, braccia volenterose e tanto amore per la propria città, queste le caratteristiche del bravo netturbino, colui che ripuliva Napoli per farla tornare a splendere ogni giorno. Un mestiere che esiste oggi e che c’è da sempre, atto a testimoniare la profonda volontà di mantenere Napoli pulita e bella, proprio così come ci è stata regalata. ‘O scupatore, oltre ad essere uno dei tanti mestieri già presenti nell’antichità è stato anche fonte d’ispirazione per alcune poesie, tra le tante, anche una di Raffaele Viviani , intitolata appunto ‘O scupatore, da cui abbiamo deciso di prendere in prestito alcuni versi:
“È nu brutto mestiere, ‘o scupatore!
E i’ v’ ‘o dico cu tutta l’esattezza,
pecché ce songo nato ‘int’ ‘a munnezza;
e tengo competenza e serietà.
Sulo na cosa sta ‘int’ ‘a classa nosta:
ca tu nun truove nu privileggiato.
Nuje simmo tutte uguale, uno cu n’ato,
cu ‘a stessa scopa ‘mmano pe’ scupa’.”
Queste le parole utilizzate dal poeta, parole semplici e forti, che raccontano la vita vera, spesso fatta anche di lavori dignitosi ma non sempre amati. Il tempo ha cambiato le cose, l’evoluzione sociale ha rivisto le posizioni lavorative e da ‘scupatore’ o spazzino ad operatore ecologico, adesso c’è una bella differenza, più macchinari e meno fatica, ma Napoli forse ricorda con nostalgia i tempi in cui a curarla era un essere umano e non una fredda macchina idropulitrice.