Passeggiare tra i meravigliosi vicoli medievali, respirare i profumi di un luogo rimasto intatto nel tempo, godersi dall’alto la romanticissima veduta fino al golfo di Napoli. Tutto questo è possibile solo visitando Casertavecchia.
E’ un piccolo borgo che appartiene amministrativamente al comune di Caserta, ma che dista dal centro una decina di chilometri. L’atmosfera è ricca di storia e i vicoli sono un vero e proprio museo a cielo aperto, con edifici e monumenti da visitare, non a caso nel 1960 è stato dichiarato Monumento nazionale.
Le origini di Casertavecchia
Le origini di Casertavecchia sono ancora incerte, ma secondo quanto scritto dal monaco benedettino Erchemperto, nella sua Historia Langobardorum Beneventanorum già nell’anno 861 d.C. esisteva un nucleo urbano denominato Casam Irtam (dal latino “villaggio posto in alto”). Nel corso dei secoli, il borgo, ha subito svariate dominazioni, in quanto, nell’VIII secolo fu roccaforte dei Longobardi e nell’879 fu data come contea a Pandolfo di Capua.
Nel X secolo gli abitanti ed il clero della pianura, sotto le incursioni saracene, cercarono protezione nel borgo e dopo la devastazione delle città di Suessola (S. Felice a Cancello) e di Calatia (odierna Maddaloni), anche la sede vescovile si trasferì a Casa Hirta trovando in essa un rifugio sicuro. Nel 1062, invece divenne Normanna, poiché fu occupata da Riccardo I conte di Aversa, in seguito passò sotto la dominazione angioina e poi aragonese (1442), la quale segnò l’inizio della decadenza della città. Nel XVI secolo il conte Giulio Antonio Acquaviva trasferì la residenza comitale in pianura, nel villaggio Torre (l’attuale Caserta), e nei primi del secolo XVII anche quella episcopale fu trasferita lì.
Con i Borbone e la costruzione della Reggia di Caserta, iniziata nel 1752 per volontà di Carlo III di Borbone, Caserta diventa il nuovo centro a discapito di Casertavecchia, alla quale nel 1842 venne tolto anche il vescovado, trasferito nella nuova città. Durante la storica battaglia del Volturno, svoltasi l’1 e il 2 ottobre 1860, il borgo fu occupato dai borbonici che furono poi respinti dai garibaldini.
L’antica cittadina è meta turistica per gli edifici storici, per i vicoli del borgo che testimoniano un passato senza tempo, ma anche per l’incantevole panorama visibile in molti punti, particolarmente suggestivo di notte, per il clima fresco d’estate e per la buona cucina che offre. Molte sono le manifestazioni folkoristiche, che si svolgono annualmente a Casertavecchia (“Settembre al Borgo“) e nei Borghi limitrofi di Casola, Pozzovetere e Sommana che hanno contribuito alla rivalutazione del territorio.
La nostra passeggiata virtuale inizia dalla piccola Cappella di san Rocco, con portico ad un solo pilastro, costruita quattrocento anni fa per invocare al Santo, protezione dalla peste, come testimonia una piccola lapide alla sinistra dell’ingresso. All’interno vi sono affreschi del 1600 e 1700. Da qui si attraversa la pineta e si arriva al Castello sulla destra e a sinistra, invece, allo slargo da cui è possibile ammirare il paesaggio: una veduta della piana casertana con sullo sfondo il Vesuvio, il mare e le isole campane.
Del castello rimangono parte della cinta muraria, delle torri quadrangolari a difesa del castello, il cortile ellittico e parte della facciata con una particolarissima finestra bifora della sala del primo livello. Il grosso mastio (o “maschio”) circolare, che è tra i più grandi d’Europa, è attribuibile al periodo svevo (XII-XIII secolo), era privo di porte e vi si accedeva dal castello attraverso un ponte levatoio aereo.
Poco distante vi è la Porta della Torre, che segna l’entrata nella città antica, da cui si prosegue per Via dell’Annunziata, la quale prende il nome dal Complesso monumentale dell’Annunziata situata ad inizio strada. Esso è costituito dall’Ospedale e dall’Oratorio, attualmente chiesa dell’Annunziata. L’ospedale nacque per dare aiuto ai poveri, agli ammalati ed ai bambini abbandonati e annesso c’era il Monte dei maritaggi che forniva la dote alle fanciulle povere ed orfane della città.
Al complesso segue il lato destro della Cattedrale e passando poi sotto i grandi archi del campanile, ci si immette nella scenografica Piazza Vescovado, su cui si affacciano la Cattedrale con la torre campanaria, il Vescovado ed il Seminario.
Lungo la via San Michele Arcangelo, s’incontra la “casa delle bifore”, particolarissimo esempio di dimora gentilizia del XV secolo ed in precedenza sede della chiesa di San Pietro (XI secolo). A questa casa è legata un’affascinante leggenda: quella degli spiritelli portafortuna di Casertavecchia. Si narra che gli spiritelli abitino e proteggano le vecchie case in muratura, aggirandosi tra i vicoli stretti, gli affacci mozzafiato e le caratteristiche botteghe. Molte di queste case, infatti, ospitano dei piccoli cocci in terracotta dipinti a mano, nei quali si dice che alberghino questi spiritelli e se i cocci si dovessero rompere accidentalmente, si avveri il desiderio contenuto nel loro interno.
Bisogna passeggiare per i vicoli del borgo per gustare a pieno il suo fascino, ammirare i portali in pietra e tufo, molto spesso con ancora incise date e nomi dei proprietari che si sono succeduti nel tempo. Ancor più magico ed affascinante è visitarla la sera e chi è passato di qui almeno una volta, sa che vi si respira un’atmosfera fatata e romantica.