Risalente alla seconda metà del XVIII secolo ed opera di un architetto non ancora accertato la Villa Consiglio è un’altra perla del Miglio d’oro. Collocata presso il numero 7 di via A. Consiglio ad Ercolano, Villa Consiglio è attualmente parte del patrimonio della Banca d’Italia e gode, tutto sommato rispetto a tante altre Ville Vesuviane, di un buono status di conservazione. Essa è un grosso edificio a doppia “L”, schema già ritrovato in precedenza, e già a partire dal 1750 – come si può consultare dalla mappa del duca di Noja -, già prima dei due importanti rimaneggiamenti architettonici risalenti al XIX e al XX secolo, si evolveva su tre piani.
L’intera complessità dell’edificio si è irreggimentata come un Giano bifronte. Per il tramite dell’originario cortile rettangolare di accesso ai giardini la Villa si rivolgeva sia verso ciò che era una volta il Fortino del Granatello, demolito in epoca successiva, sia con la facciata verso la Reggia. L’ispirazione prevalente era ed è, comunque, quella di una marittima Villa di delizie, con la propria caratteristica discesa privata verso la spiaggia e il mare. In base a quest’ultima ispirazione la Villa Consiglio è eccentrica rispetto al centro storico di Resina, ma in dialogo, ad esempio, con le ville e i palazzi del Miglio d’oro di Torre del Greco e di Portici.
Nell’assetto planimetrico è ormai profondamente mutata rispetto alle origini. La facciata e il cortile sono stati completamente trasformate, ormai neoclassica la prima e quadrangolare il secondo ricordano molto poco della prima versione. Ciò che contraddistingue questa villa vesuviana tra le altre è il punto di arrivo del cortile, cioè una quinta traforata da tre arcate, la quale come l’obiettivo di una grossa camera restituisce le immagini senza ombra del mare. Da questo punto di vista si può dire come l’intento architettonico del cortile sia stato quello di giocare con le scenografie e gli effetti prospettici che ne risultavano, per ottenere un regime del visibile dove la promiscuità tra dentro e fuori fosse stata capace di configurare uno spazio nuovo, un luogo transitivo da abitare a tutto tondo.
I due archi laterali, a sesto ribassato e decorati da volute rococò, sono caratterizzati da un gusto ancora settecentesco, mentre quello centrale e sormontato da un architrave ottocentesco. Sul lato del vestibolo molto bello è lo scalone in piperno scolpito, che dialoga senza contrasti sia con le sopravvivenze rococò, sia con quelle neoclassiche, sia con quelli più recenti patrocinati dall’austera istituzione della Banca d’Italia.