Non lo sapevo. Il sogno di San Leucio: Ferdinandopoli


Il Regno delle due Sicilie fra utopia e realtà concreta. E’ proprio il caso di dirlo. Abbiamo già mostrato le meraviglie di questa realtà politica, che fra primati e innovazioni, ha sancito numerosissimi novità nel panorama storico italiano. Se pensiamo a Pietrarsa e a Mongiana, o alla prima linea ferroviaria Napoli – Portici, ci rendiamo conto di quanto abbia favorito la politica dei Borbone al meridione italiano.

Strutture come il ponte sospeso sul Garigliano, innovazioni giuridiche come il codice de Jorio, e il Sicilia o la Ferdinando I, sono solo alcuni degli innumerevoli vanti che possiamo sbandierare nel campo dell’ambiente marittimo. A Castellammare vi è inoltre il primo cantiere navale del Mediterraneo.

Oggi vi parliamo dell’unico posto al mondo dove il Socialismo, nonostante la presenza di un monarca, ha avuto la possibilità di realizzarsi in modo concreto. Nel 1789 il re Ferdinando IV decide di allontanare dalla corte. Stabilisce di recarsi presso un tranquillo paesino sito alle spalle della Reggia di Caserta dove si trova la chiesetta di S. Leucio, per l’appunto.

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In un primo momento aveva semplicemente formato un piccolo casino di caccia e aveva portato con se alcuni coloni. Questi, con le loro famiglie crebbero e formarono una vera e propria comunità. Il re, affascinato dagli ideali anarco – comunisti che in quel periodo circolavano copiosi, decise di fondare una colonia modello. Le diede una certa l’autonomia economica, creando una seteria e una fabbrica di tessuti. La regolò con un codice scritto di suo pugno, pieno di straordinarie intuizioni liberali . Volle darle una struttura urbanistica organica e simmetrica. Essendo una sua creatura le diede il nome di Ferdinandopoli. 

L’impresa, intorno alla quale circolava l’intera struttura urbanistica, non aveva scopo di lucro, ma doveva garantire la sopravvivenza di color che ne facevano parte. Un’industria di Stato, ma al sevizio della collettività. Qualcosa che anticipava e realizzava il sogno comunista.

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I pilastri della Costituzione di San Leucio-Ferdinandopoli erano tre: l’educazione veniva considerata l’origine della pubblica tranquillità; la buona fede era la prima delle virtù sociali; e il merito la sola distinzione tra gli individui. Era vietato il lusso. Gli abitanti dovevano ispirarsi all’assoluta eguaglianza, senza distinzioni di condizioni e di grado, e vestirsi tutti allo stesso modo. La scuola era obbligatoria, a partire dai sei anni di età: i ragazzi erano poi messi ad apprendere un mestiere secondo le loro attitudini e i loro desideri.

Ecco un estratto dello Statuto:

La legge che io vi impongo è quella di una perfetta uguaglianza …. (alle coppie di novelli sposi) si concederà una delle nuove case che sono state costruite con tutto ciò che è necessario pe’ comodi della vita, e i due mestieri, co’ quali lucrar si possano il cotidiano mantenimento”

Obbligatoria anche la vaccinazione contro il vaiolo. I giovani potevano sposarsi per libera scelta, senza dover chiedere il permesso ai genitori. Le mogli non erano tenute a portare la dote: a tutto provvedeva lo Stato, che s’impegnava a fornire la casa arredata e quello che poteva servire agli sposi. Insomma qualcosa che, per quegli anni, era addirittura rivoluzionario.

Altre assolute novità e avanguardie storiche:

venivano aboliti i testamenti: i figli ereditavano dai genitori, i genitori dai figli, quindi i collaterali di primo grado e basta. Alle vedove andava l’usufrutto. Se non c’erano eredi, andava tutto al Monte degli Orfani. Nella successione maschi e femmine avevano pari diritti. I funerali si celebravano senza distinzioni di classe ed erano sbrigativi . Ferdinando abolì anche il lutto, che trovava sinistro: al massimo una fascia nera al braccio. I capifamiglia eleggevano gli anziani, i magistrati (che restavano in carica un anno), e i giudici civili. Ogni manifatturiere, ovvero ogni dipendente delle manifatture della seta, era tenuto a versare una parte dei guadagni alla Cassa della Carità, istituita per gli invalidi, i vecchi e i malati.

Il governo era affidato a cinque Seniori del popolo, eletti ogni anno, nel giorno di S. Leucio, fra gli anziani . I loro compiti  erano molteplici: decidere delle controversie , vigilare sui prezzi e le qualità, sull’organizzazione della Comunità, sul lavoro, sulle proprietà e le abitazioni, sull’igiene e la salute, ecc.

A carico della Comunità erano i medici, i medicamenti, le biancherie e tutto ciò che era indispensabile per il mantenimento di ogni singolo individuo.
Questo poiché uno dei principi cardine dello Statuto recitava così:

“dalla salute di tutti dipende la salvezza di ognuno” .

Coloro che per un’invalidità non potevano lavorare, fino alla guarigione, erano mantenuti dalla Comunità. I fondi della Cassa erano dati da tasse mensili che ogni manifatturiere versava in proporzione del suo guadagno giornaliero . Un altro ente previdenziale era la Cassa del Monte degli orfani che provvedeva a mantenere e ad educare gli orfani fino alla maggiore età. Tramite l’uso di cellule autonome all’interno della fabbrica, si anticipò quel che fu uno dei principali obiettivi dell’attività comunista e in particolar modo Gramsciana, ossia il lavoro autogestito.

Spesso il comunismo è stato relegato a mera utopia, con il pretesto capitalista che crede sia impossibile che una società del genere possa sopravvivere. Pensate invece, che San Leucio riuscì a sopravvivere perfettamente, e crollò solo dinnanzi alle Invasioni Barbariche. La parola fine però fu posta nel 1861, a seguito della invasione sabauda, il Regno fu annesso al Piemonte: il setificio fu dato ai privati, e lo statuto divenne carta straccia.


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