Le tradizioni gastronomiche del Sud Italia pullulano di storie curiose ed interessanti, legate alle origini di ogni tipica pietanza che arricchisce e rende unico al mondo il patrimonio culinario di ogni regione meridionale. Conoscere la storia e le origini di un piatto è un valore aggiunto per apprezzare ancora più quelle che sono le nostre abitudini alimentari. Sicuramente, spesso e volentieri, vi sarete chiesti “Come mai la parmigiana si chiama così?” o “Quali sono le origini della torta caprese?” e così via per ogni altro piatto o dolce per cui andate matti!
La maggior parte dei succulenti piatti, che ogni giorno prepariamo e portiamo in tavola oggi, hanno origini povere ma non mancano svariate rivisitazioni delle pietanze servite ai ceti più agiati dell’aristocrazia. In quest’articolo, ripercorreremo la storia di una delle specialità più tradizionali della regione Sicilia: si tratta della caponata, diffusa in tutto il Mediterraneo, il cui ingrediente base è la melanzana, ortaggio prediletto per diverse preparazioni, tra cui l’ancor più famosa ed apprezzata parmigiana, le cui origini sono molto intricate e controverse.
A partire dal 1700, la caponata, per la sua corposità, veniva consumata come piatto unico, accompagnata dal pane. Oggi è solitamente preparata come contorno. Originariamente, gli aristocratici erano soliti consumare una caponata a base di pesce, vera delizia per il loro esigente palato! Col tempo il pesce venne sostituito dalle melanzane, in quanto i ceti popolari umili, non potevano permettersi di acquistare pesce pregiato. In un trattato culinario, Domenico Romoli detto “Il Panunto” descrisse il passaggio evolutivo della caponata di pesce a quella a base di verdure.
Per quanto riguarda il nome, è abbastanza difficile risalire alle sue origini. Due sarebbero le tesi più attendibili: secondo la prima, il termine caponata deriva da “capone”, pesce dalla carne pregiata ed asciutta (oggi chiamato lambuga) condito con salsa agrodolce. Secondo la seconda tesi invece l’etimologia sarebbe riconducibile a “caupone”, termine che indica le taverne dei marinai, i quali nel 17esimo erano soliti fermarsi in questi luoghi di ristoro.
Alcuni sostengono che potrebbe derivare dal sostantivo latino “caupona” (taverna) e dall’aggettivo “cauponia”, col significato di “cibo da taverna”. Ed ancora, si pensa che ci possa essere qualche attinenza, per assimilazione fonetica, con “capirotada” e “capironades”, termini iberici che indicano, in generale, un piatto che unisce un mix di diversi ingredienti (a Napoli si direbbe: e fatt na ‘nzalat).
Una ricetta della caponata a base di pesce è riportata nel libro “La cucina teorico-pratica con corrispondente risposto” del 1839, a cura del gastronomo Ippolito Cavalcanti. La ricetta era davvero ricca e corposa, costituita da una sorta di pane biscottato (forse un’odierna fresella) bagnato con l’aceto e condito con zucchero, sale, pepe, olio, pesce capone (a volta sostituito dallo sgombro), lattuga, scarole, cetrioli, olive e peperoni.
Ed a voi piace la caponata? Conoscevate la sua storia?
Fonti:
Blogsicilia.eu