Raimondo di Sangro, il Principe di Sansevero, è l’uomo che ha avuto il merito di regalare alla città di Napoli un preziosissimo scrigno di tesori e bellezza quale è la Cappella Sansevero, luogo straordinario, misterioso e magico, dove siamo circondati da opere d’arte di grande valore, tra i quali il Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino. Come è noto a tanti, Raimondo di Sangro non era soltanto un mecenate con la passione per l’arte e l’alchimia, ma era egli stesso un genio capace di invenzioni che ancora oggi riescono a stupire per l’immaginazione e per l’acutezza con le quale erano portate a compimento.
Tra queste invenzioni abbiamo la carrozza marittima, l’ultimo prodigio del Principe di Sangro, che sarebbe morto circa un anno dopo aver stupito per l’ennesima volta i propri concittadini. Nel mese di Luglio dell’anno 1770, infatti, i napoletani videro correre sulle acque, da Capo Posillipo al Ponte della Maddalena, una fastosa carrozza con cavalli e cocchiere, la quale secondo i resoconti dell’epoca procedeva più veloce di quanto potesse fare se avesse avuto dei remi o delle vele. Essa era in grado di trasportare fino a dodici persone.
Il progetto del Principe, in realtà, non aveva previsto dei cavalli veri, essendo fatti questi di sughero: gli spettatori dalla terraferma non potevano però accorgersene, rimanendo esterrefatti dall’abile gioco d’illusionismo del di Sangro. La costruzione al posto di normali ruote possedeva delle pale fissate ai rispettivi mozzi. Una volta disegnato il piano completo, la carrozza fu materialmente costruita, sotto la direzione di Raimondo di Sangro, da Francesco Celebrano, uno degli artisti da lui impiegati anche nella realizzazione della Cappella Sansevero, anche egli eclettico uomo di genio scelto da re Ferdinando di Borbone come pittore di famiglia ed educatore del Duca di Calabria, l’erede al trono. Della carrozza marittima il principe si era fatto fare anche un modellino in scala, da sistemare nel suo studio.