“Facimmece ‘a croce”. Un suggestivo viaggio tra le edicole votive e le credenze partenopee
Giu 25, 2013 - Emanuela Mastrocinque
Napoli ha mille facce, mille sfumature, innumerevoli colori! Basta camminare tra le stradine che si inerpicano verso l’alto e i vicoli che corrono giù.. a cascata, per comprendere la magnificenza di questa città. Dedichiamo quindi questa News a tutti coloro che vogliono conoscere Napoli per davvero! Il progetto, segnalato dal sito Eventinapoli.com, prende il nome Facimmece ‘a croce e vi aiuterà a guardare città con occhi nuovi.
Sconosciute ai più, le edicole votive sommergono letteralmente il capoluogo partenopeo. Per questo la visita teatralizzata messa in scena dall’Associazione culturale Nartea è una piacevole scoperta per turisti ma, soprattutto proprio per i cittadini napoletani.
I piccoli altari votivi, sorti dal 1700 in poi, illuminano i vicoli della città do’ sole e permettono al visitatore di effettuare un viaggio nel tempo, attraverso voti e devozioni, ma anche fatture, malocchi ed antiche superstizioni. Dall’aspetto strambo, curioso e letteralmente impregnato d’incenso, l’officiatore del rito anti malocchio, colui che scaccia la malignità dall’abitazione di chi gli si rivolge, accompagna i visitatori alla riscoperta di un pezzo di storia della città che Matilde Serao, scrittrice napoletana di adozione, aveva racchiuso nel suo noto e celebre testo “Il ventre di Napoli”.
Il percorso, che ha inizio in piazza Dante, si snoda prima attraverso la centralissima piazza del Gesù per poi attraversare gli storici e caratteristici vicoletti dove è possibile ammirare non solo le preziose ediculae, ma anche momenti di vita del popolo napoletano che, con il passar degli anni, si è anche preso cura delle stesse, accudendole e restaurandole. Ed è proprio nel ventre della città che è possibile ritrovare, anche se vuota, il più antico tempietto, precisamente datato intorno alla metà del 1600, dove è ancora possibile ammirare le colorazioni policrome proprio adoperare la piccola cappella votiva. Ovviamente, la credenza popolare dice che non bisogna mai far mancare alla madonna o al santo presente luce e fiori, proprio per rendere manifesta e sempre viva la propria fervente devozione.
Di solito, questi piccoli tempietti solevano accogliere la Madonna a cui si era devoti, da quella dell’Arco a quella del Carmine, ma non mancano anche costruzioni che accolgono Santi illustri per la città come il patrono S. Gennaro o anche S. Antonio. Un viaggio colorato, questo, che è anche una riscoperta delle proprie origini e del proprio bagaglio culturale, troppo spesso oscurato e sommerso proprio dalle scoperte e dai simboli della propria modernità.
Per info sulle visite
info@nartea.com
www.nartea.com
339.702.08.49 | 334.622.77.85 | 380.904.99.09