Santa Maria della Pietà dei Turchini, la chiesa-museo dell’Incoronatella
Set 28, 2015 - Germana Squillace
“Un tempo era una delle più belle e popolate strade non dico di Napoli, ma dell’Italia. […] A sinistra vedesi una chiesa detta Santa Maria dell’Incoronatella, oggi una delle chiese Parrocchiali istituite dal Cardinale Alfonso Gesualdo. Fu questa fondata nell’anno 1400 dalla famiglia Serguidone, e poi il Jus padronato passò alla famiglia Griffa nobile del Seggio del Porto: essendo poi quasi rovinata, fu rifatta dalla pietà del Conte di Benevento Vicerè”. È così che Carlo Celano nel suo “Notizie del bello dell’antico e del curioso della città di Napoli” scrive della rua Catalana e della parrocchia Santa Maria della Pietà dei Turchini.
In realtà però Celano commette un errore poiché l’edificio fu eretto tra il 1592 e il 1607. La denominazione deriva dal colore delle tuniche che indossavano i ragazzi abbandonati accolti, nell’istituto annesso, dalla Congregazione dei bianchi dell’oratorio. Il complesso comprendeva infatti un edificio sacro, un orfanotrofio e un conservatorio musicale. Qui studiarono alcuni dei più importanti artisti del XVII-XVIII secolo quali Alessandro Scarlatti, Giovan Battista Pergolesi e Giovanni Paisiello che diedero alla struttura il nome di “fabbrica dei cantori napoletani del Sei e del Settecento”. La “fabbrica” fu, infatti, uno dei primi quattro conservatori napoletani dalla fusione dei quali nacque, nel 1807, il Real Collegio di Musica divenuto l’attuale Conservatorio di San Pietro a Majella.
La chiesa che inizialmente aveva una sola navata e dieci cappelle, cinque per lato, fu ristrutturata fra il 1633 e il 1639 e in questa occasione all’edificio furono aggiunti il transetto, l’abside e la cupola. Per ampliare la struttura furono acquistati tre appartamenti e un terraneo situati nella strada di San Bartolomeo, al costo di 3280 ducati. Tutte le cappelle furono affrescate dai maggiori artisti che all’epoca lavoravano a Napoli. In particolare va ricordata la tela conservata nella terza cappella a destra, raffigurante la “Sacra Famiglia”, quest’opera realizzata nel 1617 da Battistello Caracciolo è un omaggio alle “Sette opere di Misericordia” di Caravaggio. Sono invece di Luca Giordano “Invenzione della Croce”, “San Giacinto passa il Boristene” e “Santa Rosa da Lima vede la Madonna”. Nella prima opera, dipinta tra il 1660 e il 1665, il pittore napoletano raffigura uno degli episodi salienti della leggenda della Croce di Gesù. Con queste tele Giordano contribuisce a conferire uno stile barocco, tuttora principale, alla chiesa della Pietà dei Turchini.
Classicheggianti sono invece le opere di Andrea Vaccaro come “Sant’Anna che offre Maria all’Eterno” e “San Tommaso” in cui il pittore si rifà alla scuola emiliana soprattutto di Guido Reni. Infine, sono di Giacinto Diano “Adorazione dei pastori”, “l’Adorazione dei Magi” e la “Circoncisione”, che decorano l’altare, oltre alla “Strage degli Innocenti” formata da una fascia centrale e due tele laterali. Tutte le composizioni sono definite da colori chiari e brillanti in cui vi è un forte equilibrio tra le figure e l’architettura. Tra il 1769 e 1770, furono affidate all’ingegnere napoletano Bartolomeo Vecchione la progettazione e la direzione dei lavori per la realizzazione di un atrio innanzi alla chiesa, oggi scomparso, ma raffigurato nella pianta realizzata dal duca Carafa di Noja.
Fonti: Agnese Palumbo, Maurizio Ponticello, “Il giro di Napoli in 501 luoghi”, Roma, Newton Compton, 2014; Francesco Florimo, “Cenno storico sulla scuola musicale di Napoli”, Napoli, Rocco, 1869; Carlo Celano, Giovanni Battista Chiarini, “Notizie del bello dell’antico e del curioso della città di Napoli”, Napoli, Chiurazzi, 1870.