Nascosta tra le campagne della graziosa cittadina di Olevano sul Tusciano, poco distante dal monte Raione, sorge uno dei più suggestivi luoghi di culto della zona. Si tratta della Grotta di San Michele Arcangelo, più semplicemente nota come “Grotta dell’Angelo”.
Essa cela al suo interno una particolarità, se non unica, veramente rara. A differenza di ciò che si potrebbe pensare, non si tratta di una cavità intonacata e dipinta bensì di una caverna che ospita al proprio interno una serie di architetture indipendenti dotate, pur non necessitandone, di proprie coperture a tetto o a cupola. Si tratta di sette cappelle, cinque delle quali ancora integre, risalenti al IX secolo e che costituiscono, nel loro insieme, un vero e proprio complesso monasteriale.
L’ingresso è protetto da una parete nella quale si apre un portone. Oltrepassato quest’ultimo ci si ritrova a discendere una scala in pietra che conduce a un ampio spiazzale ove si trovano le prime due delle cappelle ospitate nella grotta.
La prima è quella detta dell’Angelo e in essa sono conservati i ventinove affreschi dei cicli cristologico e petriano. La seconda, invece, è una chiesetta che reca sul frontone un affresco della Madonna Hodighiatria. E’ possibile ammirare all’ingresso anche i resti di antichi ruderi che fungevano, con molta probabilità, da alloggi per i monaci. Proprio tra le due prime cappelle si apre un sentiero che presenta sulla destra uno scoscendimento lungo il quale sorge una terza cappella. Rapidamente il percorso risale verso un secondo dosso collinare lungo il quale è possibile incontrare dapprima una quarta cappella e poi, proseguendo ancora più su, una quinta che si erge nel buio più assoluto.
Le cappelle sono più propriamente dei martirya, cioè sepolcri di martiri, e sono divise in due vani. La Triclìa era lo spazio destinato alla celebrazione del banchetto funerario mentre il Cubiculum rappresentava la tomba vera e propria. Si tratta di strutture in stile bizantino come suggeriscono sia la forma a cupola che i meravigliosi cicli di affreschi di raffinata esecuzione.
Alcuni recenti scavi, effettuati in prossimità dell’ultimo sacello, hanno messo in evidenza un percorso semianulare, costituito da un muretto altro circa ottanta centimetri che costeggia il fianco orientale della cappella. Tale percorso termina proprio dinanzi alla fenestella confessionis della chiesa, al di sotto della quale è stato rinvenuto uno scalino in muratura che fungeva da inginocchiatoio per il pellegrino che, giunto al termine del proprio percorso, desiderava vedere o toccare le reliquie presso il presbiterio del sacello in questione.
Proprio all’altezza dell’ultimo martyrium si notano due strane figure affiorare dalla terra. Si tratta di alcuni raccoglitori d’acqua realizzati dai monaci lavorando due grandi stalagmiti che, svuotati per un diametro di circa cinquanta centimetri, fanno giungere l’acqua in una vasca di decantazione. Qui, ripulita quanto più possibile, essa giunge, attraverso una rete di canali coperti, a tre punti della grotta. Si tratta della stessa acqua che gocciola dalla volta della caverna e che alimenta la fontana situata all’ingresso della grotta ove si dissetano gli stanchi ma soddisfatti pellegrini.
Fonti: Sezione Beni Culturali del Sito Istituzionale del Comune di Olevano sul Tusciano.